In Toscana nasce il “Percorso dell’arte e dell’anima” dal cuore svizzero
La “FUR – Fondazione Urs Rechsteiner” creata da un cittadino svizzero nella Val d’Orcia ha donato al borgo di Pienza 28 panchine d’autore: arte contemporanea per ammirare l’arte maggiore che è la natura.
A Pienza, borgo in provincia di Siena, nel cuore della Val d’Orcia, è stata da poco inaugurata una nuova attrazione per le tante turiste e i tanti turisti che ogni anno visitano la piccola cittadina. Un’attrazione che coniuga la scultura e il naturalismo. È il “Sentiero dell’Arte e dell’Anima”, un percorso lungo 2,5 km percorribili solo a piedi e disseminato di 28 panchine d’autore. Quelle disegnate e realizzate da 28 artiste e artisti di fama internazionale e donate alla città da Urs Rechsteiner.
“Della Toscana mi sono innamorato 30 anni fa, quando feci un tour di degustazione di vini. Così decisi di comprare casa a Montepulciano e trascorrere buona parte del mio tempo da queste parti”, racconta a tvsvizzera.it Urs Rechsteiner.
Commercialista, esperto fiscale e da sempre innamorato dell’arte, quando Rechsteiner è andato in pensione ha deciso di passare più tempo in terra toscana. E in quel momento ha deciso di fondare la FUR – Fondazione Urs Rechsteiner che ha lo scopo di rendere accessibili al pubblico le tante opere d’arte che egli possiede.
Ma le 28 panchine firmate, tra gli altri, da Giò Pomodoro, Pietro Cascella, Mattew Spender, Jean- Paul Philippe, Justin Peyser, Joe Tilson e Mauro Berrettini, sono state pensate e realizzate ben prima dell’istituzione della fondazione.
“È stato uno degli artisti, Mauro Berrettini, a parlarmi di queste panche che per più di vent’anni sono state dimenticate in un magazzino”, spiega il mecenate svizzero.
Un destino che si compie
Mauro Berrettini, Pietro Cascella e Riccardo Grazzi furono gli animatori di questo progetto. Chiamarono a partecipare una trentina di colleghe e colleghi a cui 20 anni fa chiesero di reinterpretare il concetto di “seduta”. Nate le opere d’arte bisognava trovare una collocazione ma nonostante le firme di rilievo pareva che nessuno fosse interessato ad ospitare le 28 panche d’autore. Fino ad oggi.
“Non è un caso. È un destino che si compie”, dice ridendo Maria Cava che è la curatrice del “Sentiero dell’Arte e dell’Anima”. “Queste opere sono realizzate in pietre di travertino, di cui questo territorio è ricco. La stessa facciata del Duomo di Pienza è realizzata con questa pietra. Insomma, le opere è come se aspettassero questo destino. Erano nate proprio per impreziosire questo luogo dove sembrano essere parte della natura stessa. E la natura è al centro di questo progetto perché queste opere di arte contemporanea sono messe a disposizione per poter ammirare l’arte maggiore, che è appunto il paesaggio naturale intorno a noi”, spiega Cava.
Il “Sentiero dell’Arte e dell’Anima” parte proprio di fronte la facciata del Duomo di Pienza, nel centro del borgo. La prima opera è quella firmata da Giò Pomodoro. Per vedere le altre bisogna uscire dalle mura del paese. Alcune le si vedono subito e permettono di ammirare l’arte della natura in tutta la sua maestosità con uno sguardo d’insieme alla Val d’Orcia. Ma più si prosegue più il paesaggio cambia. E cambia di continuo: prima un percorso bucolico che termina nel bosco. Dal bosco il percorso continua in un uliveto per poi terminare in un podere di campagna. In tutto 28 occasioni di riflessione e meditazione; 28 punti di osservazione della Natura.
Il Guardiano della Valle
A proteggere i viandanti e, anzi, l’intera Val d’Orcia ci pensa il Guardiano della Valle. “Si tratta della ventinovesima opera d’arte del percorso che impreziosisce le panche anche se è nata parecchi anni più tardi il nucleo principale dell’esposizione”, spiega Maria Cava.
“Il Guardiano della Valle è una scultura realizzata nei laboratori di Cortocircuito da un’idea dell’artista Lorenzo Nisi e realizzato con Antonio Borrelli. È un uomo in malta cementizia alta quattro metri circa che guarda la Valle, la protegge, la preserva. Rappresenta la coscienza del mondo, la nostra attitudine a prenderci cura dei luoghi”, conclude Cava.
Un’opera che ci ricorda la necessità di preservare la bellezza. Secondo Urs Rechsteiner questo va fatto sia dal pubblico che dal settore privato: “Credo molto nella sinergia e nella collaborazione tra pubblico e privato. Insieme si può fare molto per valorizzare i luoghi e i territori. Ecco, io con la Fondazione e la donazione ho voluto dare un contributo in questo senso. C’è bisogno di più arte, c’è bisogno di più bellezza e c’è bisogno anche della sensibilità per comprenderla. Se noi esponiamo i giovani a questa arte stiamo facendo un’opera di educazione e di crescita”.
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