La settimana in Svizzera
La settimana elvetica è iniziata con le banche svizzere che si sentono discriminate in Italia: per operare devono infatti forzatamente aprire una succursale in Italia. Cosa che non facilita i piccoli e medi istituti. Intanto la lingua italiana in Svizzera non sta così male come si vorrebbe far credere. E questo anche grazie alla nuova immigrazione. La Confederazione ha poi ricordato i 15 anni dall'entrata nell'ONU. Un'adesione accetta dal popolo con uno scarto davvero minimo di voti. E si torna a parlare di api. Questa volta per confermare la loro importanza anche da un punto di vista economico.
Il governo federale si occuperà prossimamente dell’obbligo imposto il mese scorso da Roma alle banche svizzere (e dei paesi extra-Ue) di avere una succursale soggetta alle disposizioni fiscali e legislative italiane per poter operare nel paese. Berna ha preso nota delle rivendicazioni giunte dalla piazza finanziaria, il futuro ci dirà se avrà la capacità di imporre il tema al tavolo negoziale con Roma.

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Banche svizzere, “l’Italia ci discrimina”
La lingua italiana è spesso presentata come un idioma in crisi in Svizzera. Eppure, anche sulla scia della nuova immigrazione dalla Penisola, la lingua di Dante gode di una grande vitalità. Negli ultimi anni, i dibattiti sulla soppressione di cattedre di italianistica o sulle scelte di alcuni cantoni di porre l’italiano in secondo piano nel programma di studi hanno spesso occultato un aspetto, ovvero che sulla scia della nuova migrazione dalla Penisola “l’italiano è in ripresa”.

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In Svizzera l’italiano non sta poi così male
Il 10 settembre del 2002 la Svizzera aderiva come 190esimo paese all’Organizzazione delle Nazioni Unite. E questo dopo un voto popolare molto molto tirato. Si è trattato della prima volta nella storia dell’ONU che un paese aderiva all’organizzazione grazie al suffragio popolare. Non sono mancati però gli avversari, soprattutto l’Unione democratica di centro (ancora oggi molto scettica su questa adesione) che temeva la perdita della neutralità elvetica.

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15 anni fa la Svizzera entrava nell’ONU
L’opera di impollinazione da parte delle api ha per l’agricoltura svizzera un valore di 350 milioni di franchi all’anno: è la stima avanzata da Louis Sutter, un ricercatore di Agroscope, il centro di competenza della Confederazione per la ricerca agronomica. Non solo. Secondo le analisi di Agroscope, oltre ai frutteti dipende dal lavoro dalle api il 14% delle superfici consacrate alle coltivazioni da campo.

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Le api sono anche una risorsa finanziaria

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