L’anno scorso si è assistito a un netto incremento della manodopera proveniente dai Paesi UE in Svizzera. Lo ha sottolineato la delegazione elvetica presente nel comitato misto Svizzera-UE sulla libera circolazione che si è riunito giovedì a Bruxelles.
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tvsvizzera.it/spal
Nell’incontro, che si tiene una volta all’anno per fare il punto sull’attuazione dell’accordo bilaterale (ACL), è stato rilevato che la libera circolazione delle persone “funziona fondamentalmente bene”, secondo quanto hanno riferito fonti di Berna.
L’aumento delle assunzioni di lavoratori e di lavoratrici UE da parte delle imprese elvetiche è stato spiegato dai rappresentanti della Confederazione con la penuria di manodopera specializzata, fenomeno che si riscontra anche all’interno dell’Unione Europea. Le specificità elvetiche, che concorrono a rafforzare la tendenza in atto, sono il forte incremento demografico e la congiuntura economica favorevole che è seguita alla recente pandemia.
Sulle restrizioni imposte dal 1° gennaio 2023 alle lavoratrici e ai lavoratori croati, decisa da Berna in virtù dell’articolo 10 dell’ALC – che consente l’attivazione della clausola di salvaguardia con cui vengono temporaneamente reintrodotti dei contingenti – la delegazione svizzera ha fatto sapere che il Governo federale deciderà l’eventuale proroga entro la fine dell’anno.
Nel corso dell’incontro è stata anche affrontata la questione delle norme discriminatorie e incompatibili con l’accordo sottoscritto da Berna e Bruxelles cui devono sottostare i cittadini e le cittadine svizzere che risiedono in alcuni Stati dell’Unione. In proposito è stato convenuto di sollecitare la Commissione UE affinché intervenga presso i governi interessati allo scopo di garantire il pieno rispetto dei diritti contemplati nell’ACL anche per i detentori e le detentrici di un passaporto rossocrociato.
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