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Il Salvator Mundi di Leonardo si trova probabilmente a Ginevra

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Valutato circa 100 milioni di dollari, il Salvator Mundi è stato venduto all'asta nel 2017 per ben 450 milioni. Keystone

Il dipinto più caro del mondo, venduto nel 2017 per 450 milioni di dollari, sarebbe custodito nei Porti franchi di Ginevra.

Dove è finito il famoso dipinto attribuito a Leonardo da Vinci? Dopo essere stata battuta all’asta da Christie’s a New York il 15 novembre 2017 per la cifra record di 400 milioni di dollari (ai quali si sono aggiunti 50 milioni di commissioni), l’opera è scomparsa dai radar e non è più stata esposta al pubblico.

A cercare di fare luce su quello che sembra essere un romanzo giallo nel mondo dell’arte è stata in questi giorni un’inchiesta della BBCCollegamento esterno.

Il ritratto, che raffigura Gesù come sovrano del Cielo e della Terra, sarebbe stato dipinto da Leonardo poco prima di lasciare Milano nel 1499. Il condizionale è d’obbligo, poiché tra gli esperti e le esperte non vi è unanimità sul fatto che l’opera esposta per la prima volta al pubblico nel 2011 alla National Gallery di Londra sia veramente del maestro fiorentino. Va inoltre precisato che la prima versione originale dipinta verosimilmente da Leonardo era stata all’origine di numerose copie.

Forse, però, è proprio il mistero che sta dietro a quest’opera a renderla così interessante. Tant’è che nel 2017, appunto, un prestanome – su incarico molto probabilmente del principe ereditario saudita Mohammad bin Salman – non ha esitato a sborsare centinaia di milioni di dollari per aggiudicarsela.

Dagli archivi della RSI, il servizio del TG sull’asta da record:

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Dopo la vendita nessuno ha più visto il Salvator Mundi. Si è sussurrato che il dipinto fosse appeso nello yacht o nel palazzo del principe ereditario. Nulla di tutto questo, secondo la BBC. Il quadro si troverebbe immagazzinato al Porto franco di Ginevra, in attesa che Mohammed bin Salman riesca a concretizzare i suoi piani. 

Il “Louvre delle sabbie”

Quali sono? Secondo Bernard Haykel, amico del principe ereditario e professore di studi mediorientali all’Università di Princeton, bin Salman intende esporre il dipinto a Riyadh, in un nuovo museo.  

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Nei Porti franchi di Ginevra sono custoditi beni di valore di ogni tipo. Keystone

“Salman vuole costruire un enorme museo a Riad e fare del Salvator Mundi l’oggetto-ancora dell’esposizione”, ha detto alla BBC Bernard Haykel, che lo avrebbe appreso direttamente dalla bocca del principe, il cui obiettivo sarebbe a sua volta di replicare l’esempio del Louvre dove il 90% di chi lo visita passa con il solo scopo di vedere un’opera di Leonardo, la Monna Lisa

Secondo Haykel, con l’acquisto del quadro Salman avrebbe inteso sfidare di petto la leadership islamica conservatrice del suo Paese: “Non lo avrebbe comprato soltanto per far da magnete per il turismo, ma anche per proclamare la proprietà su uno dei più importanti dipinti del mondo che raffigura Gesù”. Secondo la BBC, l’acquisto “ci dice molto di quel che pensa, della sua volontà di assumersi rischi e di prendere le distanze dalla società religiosa su cui governa. E soprattutto della sua determinazione di competere con l’occidente attraverso dimostrazioni di potenza”. 

Il Salvator Mundi sarebbe quindi custodito nella città di Calvino in attesa che quello che è stato soprannominato il “Louvre delle sabbie” veda la luce. 

Perché Ginevra? 

Oltre al fatto che la famiglia reale saudita ha un forte legame con la città sulle rive del Lemano, Ginevra e il suo Porto franco hanno una grande tradizione nell’immagazzinamento di ogni tipo di bene.  

+ Per saperne di più sui porti franchi in Svizzera

In questa caverna di Ali Babà, protetta come Fort Knox e dotata di stanze climatizzate, possono essere custoditi in tutta discrezione e per un periodo illimitato opere d’arte, oggetti di valore, bottiglie di vino… Il tutto senza pagare dazi doganali. Per fare un esempio, se una venditrice o un venditore italiano volesse vendere un dipinto a un acquirente statunitense, potrebbero deciderla di immagazzinarlo nel porto franco fino alla sottoscrizione dell’accordo. L’opera risulterebbe in transito, evitando così le spese doganali.

I porti franchi, in particolare quello di Ginevra, specializzato nella custodia di opere d’arte, si sono spesso trovati al centro delle critiche, poiché a volte fungono anche da piattaforma per traffici più o meno leciti, ad esempio di beni culturali trafugati.

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Nei Porti franchi di Ginevra sono a volte immagazzinati beni di dubbia provenienza, come questo sarcofago romano di un valore inestimabile trafugato in Turchia e sequestrato nel 2010. Keystone / Martial Trezzini

Bocche cucite a Ginevra 

Dai Porti franchi di Ginevra il servizio della BBC è stato accolto con un laconico no comment. Geneva Freeports, la società che gestisce l’infrastruttura, non ha risposto a una richiesta del quotidiano Tages-Anzeiger per sapere se il principe ereditario saudita abbia un deposito presso di loro.

Altri sviluppi

Grandi progetti in Medio Oriente 

Il progetto del principe ereditario dell’Arabia Saudita di costruire un grande museo a Riad e di esporre il da Vinci deve essere visto in contesto più ampio. 

Non solo l’Arabia Saudita, ma anche altri Paesi del Medio Oriente stanno infatti attualmente puntando molto sull’arte.  

Ad esempio, gli Emirati Arabi Uniti: Abu Dhabi sta investendo un miliardo di dollari USA nella casa d’aste Sotheby’s. L’emirato possiede già una filiale del Louvre e un museo Guggenheim è attualmente in costruzione.  

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