Il polo petrolchimico in provincia di Siracusa. Quando il progresso industriale uccide.
La saga di un epocale disastro sanitario e ambientale raccontata nel libro di un giornalista svizzero d'adozione.
Lo scrittore Tomasi di Lampedusa l’aveva ribattezzato “il più bel posto della Sicilia”. Oggi invece la zona è piuttosto nota come “il quadrilatero della morte”. Sede del più grande impianto petrolchimico italiano, il tratto di costa tra Augusta e Siracusa è al centro di un clamoroso disastro sanitario e ambientale. Trenta chilometri di territorio in cui la devastazione del paesaggio si accompagna a caduti sul lavoro, deformazioni nei neonati e tassi elevati di malattie oncologiche.
Appena uscito per Fazi Editore, “Il mare colore veleno” è il primo libro d’inchiesta su questa tragedia italiana ed è stato scritto da uno svizzero d’adozione. Il giornalista Fabio Lo Verso, classe 1967, si è trasferito da Palermo a Ginevra a vent’anni.
Il boom economico e l’amaro risveglio
L’area al centro del racconto è figlia del sogno di sviluppo economico degli anni Cinquanta. È un pezzo di storia della grande industria italiana, che si intreccia con la geopolitica: sull’area svettano ora bandiere russe, algerine e sudafricane. L’unica azienda italiana rimasta è l’ENI, con uno stabilimento all’insegna della green energy. Il polo del petrolchimico siracusano è ancora oggi il secondo in Europa dopo Rotterdam e produce circa il 37% del Prodotto interno lordo (PIL) della Sicilia. Una ricchezza che nonostante tutto non ha cambiato i giochi a Siracusa, una delle provincie con la più bassa qualità di vita in Italia: uno studio del 2022 la collocava al 106° posto – su 107.
Negli ultimi 50 anni è arrivato il progressivo e amaro risveglio. Un epocale disastro ecologico e sanitario, che affligge il polo industriale e la regione che lo circonda. Mercurio, piombo, arsenico, cadmio, idrocarburi, benzene e diossine, materiali inquinanti sversati dalle fabbriche nella rada di Augusta e che hanno finito per conquistare terra, acqua, aria, e falde acquifere, con la contaminazione delle acque superficiali e delle falde freatiche in profondità. I fondali marini sono impregnati di detriti tossici: una ricerca dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nel 2008 aveva censito oltre 13 milioni metri cubi di sedimenti nocivi.
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Nei quattro centri urbani coinvolti – Augusta, Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa – abitano oltre 180’000 persone. Molte delle quali affette da emicranie e nausee provocate dagli effluvi maleodoranti, tanto che dal 2019 è a disposizione della cittadinanza una App per monitorarleCollegamento esterno.
Le esalazioni non derivano solo dalle raffinerie. Ci sono anche gli stabilimenti di produzione di materiali chimici e le centrali elettriche, necessari alla lavorazione del greggio. E ancora cementifici per costruire fabbriche, strade e ponti, ed impianti di produzione del gas. Non manca neanche la maledizione dell’amianto, in parte dovuto alle navi della Marina Militare Italiana, perché Augusta è anche sede della terza flotta navale della penisola dopo Taranto e La Spezia.
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A tvsvizzera-it Lo Verso racconta di avere scritto il libro “che avrei voluto leggere, perché mi sono reso conto che mancava un testo completo su questa storia che mi accompagna da tutta la vita”. Fin da adolescente conosceva le vicende del polo petrolchimico e durante il militare in Italia si è ritrovato proprio ad Augusta. In Svizzera ha continuato a mettere da parte articoli di giornale, atti parlamentari e studi scientifici. Finché nel 2018 ha deciso di mettersi a scrivere: “per mettere insieme tanti frammenti sparsi “.
L’opera di Lo Verso è un viaggio d’inchiesta fatto consumando le suole delle scarpe. È un libro che si divora, grazie alla combinazione di dati e investigazione con un impianto corale nel quale si intrecciano le voci di personaggi da tragedia greca. Come quella del parroco di Augusta, don Palmiro PrisuttoCollegamento esterno, che dal 2014 cura “Piazza martiri del cancro”, l’elenco dei morti per tumori provocati dall’inquinamento industriale. È arrivato a oltre 1’200 storie.
Lo fa “per non dimenticare le vittime e per tenere alta l’attenzione sull’inquinamento industriale”, racconta nel libro. Il religioso è attualmente sottoposto ad un procedimento canonico, giunto a seguito di mille complicanze causate dal suo attivismoCollegamento esterno, e da un eremo siciliano continua a amministrare la messa a fedeli che macinano chilometri per ascoltarlo.
Una terra di meravigliosa bellezza è diventata a causa del quadrilatero industriale un catalogo dell’orrore. La crisi sanitaria è stata confermata a più riprese dai dati epidemiologici, quelli del registro tumori pubblicati nel 2019Collegamento esterno e nel 2023 quelli dello Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento (SENTIERICollegamento esterno).
Meglio morti di cancro che di fame
Lo Verso ha raccolto testimonianze di famiglie, giornalisti e amministratori, procuratori e scienziati; molte persone ci hanno voluto mettere nome e cognome, altre hanno chiesto che fosse loro garantito l’anonimato. Operai spaventati dal rischio di essere trasferiti in un reparto più pesante, cittadini attanagliati dal timore di essere giudicati negativamente da amici e parenti. A tvsvizzera-it racconta che il reportage sul terreno: “è stato difficile. Dicevano, ‘Non ci fate cattiva pubblicità’, ‘volete farci morire di fame’ – c’era spesso un clima ostile. Gli unici a non parlare in quel modo, a conti fatti, sono stati i parenti di persone morte di cancro”. Lo Verso ha parlato anche con i pescatori della zona – l’attività nella rada di Augusta è vietata dal 2007 a causa dell’inquinamento, ma continua quella di frodo.
‘Meglio morti di cancro che di fame’ è il leit motiv che accompagna da sempre lo svelamento dei disastri del quadrilatero industriale. Anche se, passata l’ubriacatura degli anni del boom, il miraggio dell’occupazione è sfumato sullo sfondo: dagli oltre 26’000 impieghi garantiti dal polo petrolchimico negli anni Ottanta, in virtù del precariato ora se ne contano 8’500.
Nel libro prendono la parola attivisti come Cinzia Di Modica del Comitato Stop VeleniCollegamento esterno, gruppo di cittadini e cittadine in lotta perché le fabbriche smettano di inquinare e siano rispettose dell’ambiente, e si raccontano tante storie nella storia, come la battaglia del pediatra Giacinto Franco, che per primo consolidò con dati e analisi il legame fra inquinamento industriale e malformazioni congenite nei neonati.
Fra abbandono e ricostruzione
Nelle immagini che accompagnano il testo, scattate dal fotografo Alberto Campi, scorrono visioni surreali, spiagge di sabbia candida a fianco alle ciminiere, stabilimenti abbandonati che si trasformano in discariche. A un passo dal quadrilatero, nel 2000 è nata la Riserva Saline di PrioloCollegamento esterno, istituita dalla Regione Sicilia e data in gestione alla Lega italiana protezione uccelli (Lipu), un tripudio di fenicotteri rosa e tartarughe marine. Spiega Lo Verso: “in tutto il mondo, le fabbriche sorgono dove ci sono falde di acqua, serve per i processi di raffreddamento. Quindi paradossalmente sono terreni ideali anche per i fenicotteri – convergenza assurda fra estrema industrializzazione e recupero di specie in via di estinzione”.
Incredibile ma vero, nella zona non è finora stato realizzato un intervento di bonifica. Nonostante i primi carotaggi che ne indicarono l’urgenza risalgano al lontano 1976. E per decenni, di questo scandalo a cielo aperto non si è parlato abbastanza. Il caso ha continuato ad emergere in atti parlamentari e in servizi televisivi di denunciaCollegamento esterno, per poi tornare nel dimenticatoio.
Inerzia e condotte scellerate
“Il mare colore veleno” è un implacabile atto d’accusa contro le autorità che avrebbero dovuto intervenire, indagare e sanzionare e non lo hanno fatto: “un insieme di condotte scellerate, che si sono riprodotte per decenni”, commenta Lo Verso. Il momento di svolta è arrivato nel 2019, “prima è stata la scienza, con la pubblicazione di perizie tecniche e ricerche sui danni alla salute delle persone e all’ambienteCollegamento esterno ed è stato questo a imprimere una vera svolta. La politica e la cittadinanza hanno cominciato a cambiare atteggiamento, a superare un certo asservimento alle ragioni dell’industria”, a danno del territorio e della cittadinanza.
L’inchiesta della magistratura sta entrando nella fase conclusiva, e si comincia a intravedere la prospettiva di una ristrutturazione e bonifica del territorio. Per Fabio Lo Verso: “i fatti e le voci contenuti nel libro non sono la conclusione di una storia. Sono l’inizio”.
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