"Pelé è morto, il calcio perde il suo re", titola O Estado de San Paulo.
Keystone / Jonas Ekstromer
I media mondiali salutano il leggendario brasiliano scomparso giovedì all'età di 82 anni, unico vincitore di tre Mondiali e che ha regalato al "futebol" ore di gloria e lettere di nobiltà. Le immagini di “o rei” e i commenti stanno pure inondando i social network e inghiottendo le prime pagine dei siti dei giornali, prima della loro pubblicazione.
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Intanto il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha decretato tre giorni di lutto per la morte del leggendario calciatore Pelé, in un decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale venerdì. “Viene decretato il lutto ufficiale in tutto il Paese, segno di rispetto dopo la morte di Edson Arantes do Nascimiento”, si legge nella misura. Lunedì 2 gennaio è prevista la la veglia funebre e martedì 3 si svolgeranno i funerali.
La stampa internazionale
“Lutto” per il re immortale del calcio, titola sul suo sito il giornale brasiliano O Globo, mostrando le immagini del giocatore con la maglia della nazionale, in particolare quella, iconica, dove tutti sorridono e lui alza il braccio destro, portato dal suo compagno di squadra Jairzinho.
“Pelé è morto, il calcio perde il suo re”, titola O Estado de San Paulo, un uomo che secondo Folha de Sao Paulo “ha mostrato la forza dello sport e ha spinto i limiti della fama”.
È questo straordinario talento che Vincent Duluc magnifica in L’Equipe (che ha preparato 22 pagine speciali su Pelé): “Dietro la tristezza si cela la felicità di averlo visto giocare, di averlo visto ballare, anche con immagini vecchie, e di averlo visto dare un altro significato al gioco più universale del pianeta”.
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Il più grande? Questa è anche l’opinione del quotidiano francese Le Monde sul “monarca assoluto del pallone tondo. Il re, molto semplicemente. Con tutti i suoi attributi. La sua corona, mai contestata, nemmeno da Cruyff, Platini, Maradona, Zidane, Messi o Cristiano Ronaldo”, anticipa il giornale.
Quindi il più grande? “Pelé era meglio di Messi, Maradona e Ronaldo insieme”, afferma Alfred Draxler, redattore sportivo del tabloid tedesco Bild. Die Zeit, sempre in Germania, ricorda che Pelé “ha iniziato a piedi nudi per le strade di Bauru ed è diventato il calciatore del secolo”.
El Mundo ricorda “i due gol più belli della storia”, rammaricandosi di “non poterli vedere” per mancanza di videoregistrazione: un gol nel 1959, dopo quattro tiri di sombrero, e un altro nel 1961, quando Pelé riceve il pallone davanti all’area di rigore, elimina sette avversari e segna il suo goal.
“Il mondo del calcio ha perso il suo “Re”, lamenta La Stampa, in Italia. Sul sito del quotidiano torinese Matteo Giusti inizia il suo articolo con una citazione attribuita allo scrittore brasiliano Jorge Amado: “Se il calcio non si fosse chiamato così, avrebbe dovuto chiamarsi Pelé”.
Richard Williams, del Guardian, conserva “la gioia” che emanava da Pelé: “La prima superstar del calcio al mondo ha fatto sorridere tutti e il suo gioco di prestigio non è mai stato pensato per abbattere i suoi avversari”.
“Il Brasile e il mondo in lutto: c’era un solo Pelé”, riconosce il Washington Post, sul cui sito scrive la giornalista sportiva Liz Clarke: “Lo chiamavamo il re del calcio, ma è l’altro soprannome di Pelé – la + Pérola Negra +, o Perla Nera – che meglio evoca la rara intelligenza che racchiudeva nella sua piccola cornice”.
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