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Il maltempo del 2021 spinge verso l’alto il consumo di prodotti fitosanitari

trattore in un campo
Per evitare danni troppo ingenti causati dalla pioggia, nel 2021 gli agricoltori svizzeri hanno dovuto effettuare più trattamenti. © Keystone / Christian Beutler

Dopo un decennio di costante diminuzione, le vendite di erbicidi, insetticidi e fungicidi hanno registrato un forte balzo in avanti l'anno scorso, a causa delle condizioni meteorologiche avverse.

Le forti precipitazioni che hanno caratterizzato l’estate 2021 “hanno favorito la proliferazione di malattie, per esempio nella viticoltura, ma anche nella frutticoltura o nella coltivazione di patate”, indica lunedì in un comunicatoCollegamento esterno l’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG).

Per proteggere e salvare alcuni raccolti, gli agricoltori hanno perciò dovuto effettuare più trattamenti. I quantitativi di prodotti fitosanitari commercializzati hanno così registrato un incremento del 17%, raggiungendo complessivamente un totale di 2’259 tonnellate.

A progredire sono state soprattutto le vendite di fungicidi, in particolare di zolfo, rame e bicarbonato di potassio, nonché di olio di paraffina, un insetticida consentito nell’agricoltura biologica in sostituzione del Clorpirifos, il cui impiego era stato vietato nel 2020.

Come si può osservare da questo grafico, era da dieci anni che il quantitativo di prodotti fitosanitari era in costante diminuzione.

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Bicchiere mezzo pieno

Malgrado questo aumento, l’UFAG sottolinea però che negli ultimi anni vi è stato un calo dei rischi associati ai prodotti fitosanitari.

L’incremento del 2021 interessa infatti “principalmente i prodotti fitosanitari autorizzati nell’agricoltura biologica”.

Riguardo ai parametri stabiliti dal Parlamento, l’UFAG osserva che si è sulla buona strada, anche se c’è ancora molto da fare. Nel 2021, il legislativo ha fissato l’obiettivo di dimezzare, entro il 2027 e rispetto al periodo di riferimento 2012-2015, il rischio per le acque sotterranee, quelle superficiali e gli habitat seminaturali, come i biotopi.

Per quanto concerne le acque sotterranee si è assistito “a una netta diminuzione dell’impiego di prodotti che presentano un rischio di contaminazione”. Stando all’indicatore di rischioCollegamento esterno, l’obiettivo di riduzione del 50% è già stato raggiunto, grazie in particolare alla revoca dell’autorizzazione dell’uso del Clorotalonil e del Cloridazon nel 2020.

Seppur si sia registrata una diminuzione del potenziale di rischio, per le acque superficiali il bilancio è più in chiaroscuro. Tuttavia, dal primo gennaio 2023 “misure supplementari ridurranno ulteriormente i rischi”, osserva l’UFAG.

Per quanto concerne gli habitat seminaturali non si è invece ancora assistito a “un’evoluzione al ribasso del rischio”. Anche in questo ambito, però, nuovi provvedimenti dovrebbero migliorare la situazione.

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