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Gli svizzeri contro il razzismo ma non immuni a un certo disagio

Ostilità al razzismo ma un certo fastidio per le minoranze. Keystone / Davide Agosta

I cittadini svizzeri sono generalmente aperti nei confronti delle differenze culturali e degli stranieri, soprattutto nei cantoni "latini". Ma c'è chi prova disagio in presenza di "diversi".

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 ottobre 2021 - 13:16
tvsvizzera.it/spal

Il 69% della popolazione elvetica, secondo quanto evidenzia la ricerca condotta tra il 2016 e il 2020 dall'Ufficio federale di statisticaLink esterno, si dichiara fortemente in disaccordo con gli atteggiamenti razzisti mentre uno svizzero su cinque (19%) esprime una contrarietà meno accentuata.

Nel periodo preso in esame i vari indici utilizzati dai ricercatori di Neuchâtel hanno mostrato un regresso, in particolare quello sugli atteggiamenti razzisti (dall'1,5 del 2018 all'1,4 del 2020, su una scala da 1 a 4) e quello sulla sensazione di minaccia provocata dagli stranieri (dal 2,2 del 2016 al 2,0 del 2020).

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Tra coloro che dicono di subire l'ostilità dei residenti primeggiano i musulmani (12%), seguiti dalle persone di colore (8%) e dagli appartenenti alla comunità ebraica (6%). Dati che vengono confermati dalla percentuale della popolazione che asserisce di condividere sentimenti di avversione nei confronti di islamici (4%), neri ed ebrei (per entrambi il 2%).

In questo quadro sono i cittadini elvetici e quelli senza un passato migratorio a manifestare opinioni negative sulle minoranze. Indicativo a questo proposito il fatto che tra la popolazione senza passato migratorio, il 41% ha dichiarato di essere infastidito dalla presenza di persone che parlano un’altra lingua o che hanno una nazionalità, una religione o il colore della pelle diversi dai propri, il doppio rispetto a coloro che vantano esperienze dirette o indirette di migrazione.

Altri fattori che sembrano avere un'influenza sul disagio espresso nei confronti degli appartenenti a comunità straniere sono il titolo di studio (il 37% delle persone con formazione obbligatoria si dicono infastidite in modo analogo, contro il 30% dei diplomati o laureati) e l'appartenenza politica (maggiore dissenso tra gli elettori di destra).

Le opinioni divergono anche tra città e campagna: il 27% dei residenti nelle zone densamente urbanizzate dichiarano disagio nelle interazioni con le minoranze mentre la percentuale tra le persone che vivono nelle zone periferiche è del 38%.

Interessante poi rilevare che tale sensazione è meno diffusa nelle regioni di lingua francese e italiana (il 24% in entrambi i casi) che in quelle di lingua tedesca e romancia (37%).


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