Una scuola secondaria a Stäfa, nel cantone di Zurigo, ha deciso di rinunciare all'annuale "Giornata del genere" a causa delle intimidazioni ricevute.
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tvsvizzera.it/spal
L’evento, che si tiene ormai da dieci anni, quest’anno è stato al centro di violente polemiche e discussioni accese, che hanno fatto riflettere i dirigenti dell’istituto scolastico sull’opportunità di celebrare la Giornata del genere. Alla fine giovedì è stata annunciata la soppressione dell’appuntamento.
Secondo quanto hanno riportato diversi organi di stampa, tra cui il Tages-AnzeigerCollegamento esterno, dipendenti della scuola avrebbero ricevuto minacce.
Le critiche non sono mancate sui social media, anche da parte di politici di spicco. Uno di loro, Andreas Glarner, parlamentare dell’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista), ha chiesto attraverso Twitter il licenziamento dell’intera direzione della scuola.
Un suo collega di partito, Roger Köppel, ha affermato nella sua trasmissione video Weltwoche Daily che l’evento era una “sessualizzazione delle lezioni scolastiche”.
In questo clima i responsabili dell’istituto temevano disordini durante la Giornata del genere. “Abbiamo cancellato la giornata soprattutto a causa della situazione della sicurezza”, ha dichiarato Patrick Rüedi, responsabile dell’istruzione del Comune zurighese. Al Tages-Anzeiger ha detto di essere rimasto “scioccato” dalle reazioni, soprattutto dopo aver visto volantini che invitavano i contestatori a presentarsi nella sede scolastica lunedì.
Il rappresentante del Partito liberale radicale Christian Haltner, presidente del comune di Stäfa, ha denunciato gli attacchi, affermando in particolare che “i parlamentari nazionali non dovrebbero interferire nell’autonomia comunale”.
I temi della “Giornata del genere” sono inclusi anche nel programma “Lehrplan21”, il piano di studi della Svizzera tedesca. Secondo le autorità locali, l’obiettivo era quello di “incoraggiare i giovani a riflettere sui propri standard e valori e a discutere apertamente di identità di genere e sessualità”.
“La scuola non vuole imporre un’opinione – hanno aggiunto -, ma alcuni elementi sono stati estrapolati dal contesto in modo scorretto”.
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