Rimossi i contestati metal detector sulla Spianata delle Moschee
Israele ha iniziato a rimuovere nella notte i metal detector che dal 14 luglio scorso erano stati posti all'ingresso della Spianata delle Moschee, il terzo luogo sacro dell’Islam nella città vecchia di Gerusalemme, in seguito a un attentato.
I dispositivi di rilevamento delle armi saranno sostituiti nei prossimi mesi da telecamere, ma questa misura non sembra andare incontro alle richieste dei responsabili islamici locali che si oppongono a qualsiasi tipo di controllo israeliano sugli ingressi al luogo santo.
Il Gabinetto di sicurezza israeliano ha stanziato 100 milioni di shekel (25 milioni di euro) per realizzare entro sei mesi il nuovo piano di sicurezza che prevede anche telecamere a tecnologia avanzata con alta risoluzione che consentono di individuare esplosivi e armi nascoste e sono dotate di sistemi di riconoscimento facciale.
La decisione di rimuovere i metal detector e le telecamere è arrivata dopo un periodo di alta tensione nata con l’attacco terroristico condotto a metà mese da palestinesi che costò la vita di 2 poliziotti israeliani e che portò Israele a introdurre le tecnologie di controllo sulla Spianata.
Una crisi segnata in questi giorni anche dalla sparatoria avvenuta nell’ambasciata israeliana ad Amman, costata la vita a due giordani, in seguito alla quale la Giordania si rifiutava di far rientrare in Israele un agente della sicurezza israeliano che aveva sparato dopo aver subito un tentativo di accoltellamento.
Il complesso braccio di ferro israelo-palestinese per la Spianata delle Moschee – che nei giorni scorsi ha provocato estesi incidenti a Gerusalemme e in Cisgiordania – si è oggi intrecciato alle tensioni diplomatiche tra Israele e la Giordania dopo la sparatoria avvenuta ieri sera nel compound dell’ambasciata israeliana ad Amman. Per tutta la giornata i due governi con febbrili contatti hanno cercato di trovare una via d’uscita dopo che l’agente israeliano, che reagendo ad un tentativo di accoltellamento ha ucciso due cittadini giordani, è stato bloccato nel paese. C’è voluta una telefonata di mezz’ora in serata tra il premier Netanyahu e re Abdallah, che dei luoghi santi di Gerusalemme è il tutore, per placare la tensione. La tv Canale 10 parla di un’intesa che prevede in parallelo la rimozione dei metal detector dalla Spianata delle Moschee di Gerusalemme ed il ritorno in Israele dell’agente di sicurezza.
Più sfumato quanto trapela dall’ufficio del premier: si parla di cooperazione e che “non c’è stata alcuna richiesta giordana di collegare il ritorno dell’agente con la rimozione dei metal detector dalla Monte del Tempio”. Netanyahu ha anche ricevuto l’emissario di Donald Trump, Jason Greenblatt, e ha convocato – per la seconda volta in 24 ore – il consiglio di difesa del suo governo. A quanto sembra vuole lavorare ad un pacchetto di misure che da un lato tenga in considerazione lo status particolare della Giordania nella Spianata delle Moschee e che al tempo stesso consenta ad Israele di annunciare per quell’area nuove misure di sicurezza in sostituzione dei metal detector, contro cui si è scatenata la reazione palestinese. I media locali parlano della installazione di telecamere capaci di identificare i volti delle persone. ma questa è un’altra misura fortemente contestata dai palestinesi secondo i quali le telecamere “spiano anche sotto gli abiti, come negli aeroporti”, a scapito del pudore dei fedeli islamici che si recano a pregare in quel Luogo santo.
Manifestazioni di ostilità ad Israele sono avvenute sabato di fronte a due sinagoghe in Turchia e oggi, secondo i media, l’ambasciata israeliana di Ankara e il consolato di Istanbul sono rimasti chiusi. ”Siamo vicino ad un degrado molto grave della situazione – ha avvertito l’ex ministra degli esteri Tzipi Livni. – Siamo ad un solo passo dalla trasformazione del conflitto fra Israele e i palestinesi in un evento pan-musulmano contro lo Stato di Israele”. Una sorta di guerra di religione.
Dopo la sparatoria nell’ambasciata di Amman, Israele ha vissuto una giornata di tensione, mentre il suo staff diplomatico restava barricato negli uffici assieme con la guardia coinvolta nell’incidente. Secondo la versione israeliana l’agente di sicurezza è stato assalito alle spalle con un cacciavite da un giovane giordano entrato nel suo appartamento con nuovi mobili e ha reagito di istinto uccidendo l’assalitore e colpendo accidentalmente anche il padrone di casa, la seconda vittima della sparatoria. Le autorità giordane insistevano per interrogarlo, ma secondo Israele egli gode della immunità diplomatica. Gli ambienti islamici giordani volevano che fosse consegnato alla giustizia e processato. Netanyahu aveva cercato di tranquillizzarlo assicurandogli al telefono che lo avrebbe riportato a casa ed ha anche inviato ad Amman il capo dello Shin Bet (servizi di sicurezza) Nadav Argaman per discutere l’episodio con responsabili alla sicurezza. In serata poi la telefonata distensiva con re Abdallah. L’installazione dei metal detector alla Spianata è giunta in reazione ad un attentato armato condotto là il 14 luglio da tre arabi israeliani. Ma i varchi elettronici lungi dall’incrementare la sicurezza hanno moltiplicato le tensioni. Anche oggi a Petach Tikwa (presso Tel Aviv) un palestinese ha accoltellato un passante “per solidarietà con la moschea al-Aqsa”. E gli allarmi per nuovi attentati si moltiplicano. Da qui la importanza della missione di Greenblatt che prevede di incontrare anche il presidente palestinese Abu Mazen, dopo che venerdì questi ha annunciato la sospensione dei contatti con Israele. Per la amministrazione Trump si tratta dunque di un primo banco di prova all’interno del conflitto israelo-palestinese (ansa).
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