Diritti delle donne, le raccomandazioni dell’ONU per la Svizzera
Le Nazioni Unite hanno emanato delle raccomandazioni per la Svizzera in materia di diritti delle donne, suggerendo la creazione di uffici per la parità di genere.
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tvsvizzera.it/mrj
L’ONU ha emanato una serie di raccomandazioni per la Confederazione per quanto riguarda i diritti delle donne. Il Comitato responsabile della convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna ha evidenziato che la Svizzera ha la responsabilità di rafforzare alcuni punti. Nella fattispecie l’ONU invita la Confederazione – e in particolare i Cantoni – a disporre di un ufficio per la parità di genere.
L’Organizzazione ha anche sottolineato la necessità di agire in merito alla disuguaglianza salariale e ha invitato Berna a ridefinire il reato di stupro in linea con gli standard internazionali. Circa la metà dei Paesi europei ha infatti adottato negli ultimi anni nel proprio ordinamento giuridico il modello consensuale, che considera reato qualsiasi tipo di atto sessuale nel quale manchi il consenso valido ed esplicito della persona offesa.
Della delegazione svizzera con la quale il Comitato ha discusso prima di emettere le sue raccomandazioni faceva parte anche Rachele Santoro, delegata per le pari opportunità del Cantone Ticino. Secondo Santoro le raccomandazioni “rispecchiano fedelmente la realtà, anche perché la Svizzera si è posta in maniera molto trasparente rispetto alle sue lacune”, ha spiegato al Telegiornale della Radiotelevisione della Svizzera italiana. È ora indispensabile, ha detto, che ora la Confederazione faccia tutto il possibile per rispettare le indicazioni, che hanno un valore vincolante. “Queste non rimarranno sulla carta perché tra due anni la Svizzera sarà chiamata a produrre un rapporto intermedio sullo stato di avanzamento” della situazione e tra quattro anni ci sarà un altro incontro con il Comitato.
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Alcuni cantoni elvetici hanno già un ufficio per le pari opportunità, come per esempio il Ticino, dove è stato istituito nel 2005. Il fatto che la loro presenza non sia uniforme in tutto il Paese porta a discrepanze nel trattamento di aspetti come l’educazione, la violenza o la prevenzione della violenza di genere, aggiunge la delegata ticinese.
Per quanto riguarda la questione del consenso esplicito nella definizione penale di stupro – tema in corso di trattazione in Parlamento – “se dovessimo introdurre il consenso esplicito, verrebbero modificate anche le modalità degli interrogatori in caso di aggressione sessuale. Oggi ancora viene chiesto alla vittima in quale modo ha espresso il proprio rifiuto o cosa ha fatto per difendersi o per dimenarsi. Con una definizione diversa, basata sul consenso, l’onere della prova cadrebbe maggiormente sull’aggressore, che dovrebbe spiegare quando e come ha ricevuto un consenso esplicito”, ha spiegato Rachele Santoro.
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