Dieudonné condannato definitivamente per discriminazione razziale
Dieudonné al suo processo in prima istanza a Ginevra il 5 luglio 2021.
Keystone / Laurent Gillieron
Il Tribunale federale ha confermato venerdì la condanna inflitta dalla giustizia ginevrina al comico francese nel 2021, a seguito di una sua affermazione secondo la quale le camere a gas non sono mai esistite.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Durante uno spettacolo che nel 2019 aveva fatto tappa a Nyon e a Ginevra, alla fine di uno sketch un personaggio interpretato da Dieudonné aveva esclamato “le camera a gas non sono mai esistite”.
Una dichiarazione che, secondo il Tribunale federale (TF), va ben oltre la libertà di espressione. I giudici della più alta corte svizzera hanno così sostanzialmente confermato quanto già deciso dal Tribunale cantonale di Ginevra in prima istanza, che aveva condannato il comico ad una pena pecuniaria di 180 aliquote giornaliere da 170 franchi.
Stando al quarto capoverso dell’articolo 261bis del Codice penale svizzero, può essere punito, con una pena detentiva o pecuniaria, “chiunque, pubblicamente, mediante parole, scritti, immagini, gesti, vie di fatto o in modo comunque lesivo della dignità umana, discredita o discrimina una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia, religione o per il loro orientamento sessuale o, per le medesime ragioni, disconosce, minimizza grossolanamente o cerca di giustificare il genocidio o altri crimini contro l’umanità”.
Affermare dunque che “le camere a gas non siano mai esistite” significa negare o banalizzare quanto accaduto durante l’Olocausto e, per il TF, una simile asserzione rientra proprio nella disposizione giuridica in questione.
Nella sua sentenza odierna, il TF ha fatto riferimento anche alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), secondo cui la satira gode della libertà di espressione artistica e ha lo scopo di provocare.
L’interferenza con il diritto degli artisti e delle artiste di esprimersi attraverso questa forma dovrebbe quindi essere esaminata con cautela. Tuttavia, secondo il TF, la CEDU ha altresì affermato che la libertà di espressione deve comunque rispettare dei limiti quando viene abusata per violare altri diritti, soprattutto quelli sanciti dalla Convenzione dei diritti dell’uomo.
Inoltre, il TF, si è basato su una decisione della CEDU che riguardava proprio Dieudonné. In passato, durante uno spettacolo, il comico aveva invitato a salire sul palco un accademico, già condannato più volte in Francia per le sue tesi legate alla corrente di pensiero che si basano sul negazionismo dell’Olocausto. I due avevano poi messo in scena una satira che impersonava un deportato ebreo in un campo di concentramento.
La CEDU aveva ritenuto che tale provocazione non poteva essere tutelata dalla libertà di espressione.
Diverse condanne
Incensurato in Svizzera fino appunto al 2021, Dieudonné risulta invece essere stato condannato in Francia già 20 volte a partire dal 2006, tra l’altro per ingiuria, incitamento alla discriminazione e istigazione.
Tutti i reati sono stati compiuti a sfondo razzista o diffamatorio verso le religioni. Nel 2017, sempre per diffamazione e per dichiarazioni razziste, il comico è stato condannato anche in Belgio.
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