I media svizzeri non sono teneri con la bocciatura definitiva, da parte della Camera bassa, delle garanzie concesse dal Governo federale in merito all’operazione di salvataggio del Credit Suisse, attraverso l’acquisizione della banca da parte di UBS.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
I commenti sono unanimi nel criticare il rifiuto parlamentare, a pochi mesi dalle elezioni federali, definito come la soluzione più facile che non aiuta però a risolvere i problemi emersi nella piazza finanziaria elvetica. In sostanza per i giornali l’agire del Consiglio Nazionale è frutto di ipocrisia e speculazione elettorale da parte di alcuni partiti.
Uno schiaffo al Governo
Per la Regione Ticino, che ha parlato di schiaffo simbolico al governo e in particolare alla ministra delle finanze Karin Keller-Sutter, la sessione straordinaria delle Camere federali termina con un “magro bottino”.
I tre partiti che si sono opposti al piano del Consiglio federale (Unione democratica di centro, Partito socialista e Verdi), scrive Stefano Guerra, si sono sentiti autorizzati a dire qualsiasi cosa e non si sono fatti pregare sbandierando presunte condizioni, senza che alla fine ne sia però rimasta traccia.
L’editoriale del Corriere del Ticino di Giovanni Galli sottolinea invece come la bocciatura sia un segnale di sfiducia non solo nei confronti del Consiglio federale e delle autorità, ma anche della nuova UBS. Un “sì” avrebbe rafforzato la credibilità dell’intervento deciso d’urgenza, mentre il “no” risponde anche a “logiche elettorali a buon mercato”, sostiene il foglio luganese.
“Uno spettacolo penoso”
Sul quotidiano romando La Liberté Philippe Castella deplora lo “spettacolo penoso” in cui democentristi, socialisti e Verdi “si sono accontentati di lanciare pietre contro il camion dei pompieri, dopo aver atteso saggiamente nel loro angolo che l’incendio fosse ben spento”.
L’accusa ai due maggiori partiti (UDC e PS), che hanno due rappresentanti ciascuno in Governo, è di fare il doppio gioco. “Questi partiti possono anche nascondersi nella legittima indignazione per le lezioni non apprese dalla crisi finanziaria del 2008, – scrive Philippe Castella – ma la verità è molto più banale”: a sei mesi dalle elezioni federali “l’UDC voleva giocare ancora una volta da sola contro tutti” e la sinistra “non ha voluto lasciarla sola a raccogliere i frutti elettorali del malcontento popolare”.
Da parte sua Le Temps chiede una sorveglianza e una regolamentazione più severa sui bonus dei dirigenti ma dubita che il Parlamento abbia il “coraggio politico” necessario, alla luce di quanto appena avvenuto a Berna, per opporsi “alla potente lobby bancaria”.
Chiesta una commissione d’inchiesta
Oltre a nuove misure a tutela del settore i media elvetici invocano una commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) per indagare su quanto è avvenuto. Ma La Tribune de Genève e 24 Heures registrano le resistenze che ci sono già in Parlamento.
“Mentre la decisione avrebbe potuto essere presa durante questa sessione straordinaria – scrivono i due quotidiani del gruppo editoriale Tamedia – il Consiglio degli Stati ha preferito rimandarla all’inizio dell’estate”. La sensazione, paventano le due testate, è che il Parlamento voglia sottrarsi alle sue responsabilità.
Giudizi severi si possono leggere anche sulla stampa d’oltre Gottardo. Se L’Aargauer Zeitung si concentra sul Consiglio nazionale che a suo parere “ha fallito”, la Neue Zürcher Zeitung denuncia l’”ipocrisia” dei partiti.
Per il Blick sinistra e UDC, “invece di mostrarsi pronti a fare compromessi”, sono andati “a pescare elettori”, con il risultato che “non è stata trovata alcuna soluzione” per evitare in futuro che una grande banca in fallimento trascini con sé l’intera economia svizzera.
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