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Congedo mestruale e legge “trans” in Spagna

Diritti civili rafforzati in Spagna dove il parlamento ha dato il via libera alla cosiddetta legge trans e alla riforma sull'aborto. Riforma che introduce anche un congedo per mestruazioni invalidanti. Una prima a livello europeo per un tema di cui si discute anche in Svizzera.

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Autodeterminazione di genere, congedi mestruali pagati e più garanzie per abortire sono i passi compiuti dal Parlamento spagnolo in favore dei diritti delle persone Lgtbi+ e delle donne, grazie al varo di due leggi approvate nello stesso giorno: la norma per “l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans” e una riforma riguardante la “salute sessuale e riproduttiva” e ·l’interruzione volontaria di gravidanza”, entrambe promosse dall’attuale governo di centrosinistra (Partito socialista e Podemos).

La prima, comunemente denominata “legge trans”, introduce novità significative per le persone transgender, prima fra tutte la possibilità di chiedere la modifica del proprio sesso all’anagrafe senza autorizzazioni giudiziarie o certificati medici a partire dai 16 anni. Un diritto estendibile anche a 14enni e 15enni se supportato dall’ok di un genitore, e a cui si potrà accedere attraverso una doppia dichiarazione.

La riforma sull’aborto ha invece l’obiettivo di “blindare” l’accesso a questa pratica di fronte ai diversi tentativi di metterlo in discussione da parte di alcuni movimenti civili e religiosi (settori che hanno trovato rappresentanza nel Partito Popolare e in Vox).

Ad esempio, si reintroduce il diritto all’aborto senza consenso genitoriale per 16enni e 17enni (precedentemente soppresso dalla destra) e si sancisce l’obbligo da parte dello Stato di garantire che ci sia personale sanitario disponibile a questa pratica in “tutti gli ospedali pubblici”. Inoltre, la legge introduce una novità su scala europea: congedi per cicli mestruali “invalidanti”, ottenibili con un certificato medico e che saranno coperti integralmente dallo Stato.

Soprattutto per quanto riguarda la ‘legge trans’, il cammino verso il “sì” definitivo del Parlamento è stato tortuoso e segnato dalle polemiche, con una parte dell’influente movimento femminista spagnolo che ha denunciato potenziali conseguenze negative nel caso di donne e minori.




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