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Cassis a Lavrov: “provocazioni” inaccettabili

Cassis stringe la mano a Lavrov
Una stretta di mano che fa discutere. Twitter

Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha incontrato mercoledì a New York il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov a cui ha chiesto di porre fine all'escalation.

Il colloquio è avvenuto a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso nella città statunitense.

Nel suo faccia a faccia con il responsabile della diplomazia russa, il ministro degli esteri svizzero e presidente della Confederazione ha invitato Mosca “ad astenersi dal tenere i cosiddetti referendum nei territori occupati dell’Ucraina”.

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Definendo “provocazioni” le ultime mosse di Vladimir Putin, Ignazio Cassis ha inoltre chiesto a Lavrov “di rinunciare a una nuova escalation di questa terribile guerra e di ritirare immediatamente le truppe russe”.

In una conferenza stampa organizzata prima dell’incontro, ha sottolineato che questo intervento è in linea con la sentenza della Corte internazionale di giustizia del marzo 2022, che ha giudicato illegale l’invasione russa. L’annunciata mobilitazione parziale in Russia non è accettabile, ha aggiunto.

Cassis ha inoltre ribadito che la Svizzera è sempre pronta ad offrire i suoi buoni uffici tra Ucraina e Russia. Su richiesta di Kiev, Berna ha già redatto un mandato di protezione per i cittadini ucraini in Russia e lo ha consegnato ai russi.

A prescindere dalla retorica russa, la Svizzera rimane uno Stato neutrale, ha sottolineato il presidente della Confederazione. “La Svizzera è uno dei Paesi che non spinge per estromettere i russi dagli organismi multilaterali perché siamo convinti che il dialogo sia necessario”, ha aggiunto.

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Dal mese di ottobre del 2022 la Svizzera avrà lo statuto di osservatore nel Consiglio di sicurezza dell’ONU e potrà partecipare a tutte le riunioni, ma senza diritto di voto.

Dal primo gennaio 2023, la Confederazione entrerà poi a far parte per il prossimo biennio del Consiglio di sicurezza in qualità di membro non permanente.

Mobilitazione parziale

Martedì mattina, nel suo discorso alla tv il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato una mobilitazione parziale nel Paese, con il richiamo dei militari della riserva, circa 300’000, stando al ministro della difesa Serghei Shoigu.

La mobilitazione è già cominciata oggi con la pubblicazione del relativo decreto del Cremlino.

Putin ha pure affermato che i territori dell’Ucraina che hanno annunciato il referendum per l’adesione alla Russia “hanno il sostegno” di Mosca.

Il presidente russo ha quindi dichiarato che “l’Ucraina è stata riempita ancora di più di armi” e che “unità militari addestrate secondo gli standard della Nato” sono “sotto il comando effettivo di consiglieri occidentali”.

Senza fornire prove, Putin ha anche affermato che Kiev “ha lanciato” quelle che lui definisce “nuove bande di mercenari stranieri e nazionalisti”.

Ha inoltre sostenuto che “in tempo reale, utilizzando sistemi moderni, aerei, navi, satelliti, droni strategici, la Nato effettua ricognizioni in tutto il sud della Russia”.

Nel suo discorso il presidente ha pure ribadito che l’operazione militare speciale in Ucraina è stata inevitabile e che l’obiettivo dell’Occidente è “indebolire, dividere e distruggere la Russia”.

“Nella sua aggressiva politica anti-russa, l’Occidente ha superato ogni limite”, ha detto il presidente russo, aggiungendo che userà “tutti i mezzi a nostra disposizione”.

E ha ammonito che coloro che stanno cercando di usare il ricatto nucleare contro la Russia scopriranno che le carte in tavola possono essere rivoltate contro di loro. “Non sto bluffando”, ha aggiunto.

“Un atto di disperazione”

Il discorso di Putin è stato accolto dalle maggior parte delle cancellerie occidentali come un segno di debolezza.

“È un atto di disperazione”, ha affermato il cancelliere tedesco Olaf Scholz da New York. Putin ha “completamente sottovalutato la situazione fin dal principio”, ha aggiunto.

Per il Governo britannico di Liz Truss, la mobilitazione parziale “è una chiara ammissione del fallimento” della Russia in Ucraina.

Intervenendo all’Assemblea generale dell’ONU, il presidente statunitense Joe Biden ha da parte sua ribadito che “la Russia ha vergognosamente violato i principi base della carta dell’Onu invadendo l’Ucraina”.

Vladimir Putin ha pronunciato “minacce nucleari spericolate e irresponsabili”, ha aggiunto il presidente statunitense, sottolineando che i referendum del Cremlino nel Donbass sono dei “referendum farsa” che violano la sovranità dell’Ucraina. “Una guerra nucleare – ha inoltre ammonito Biden – non può essere vinta e non deve essere combattuta”.

Nell’edizione serale del TG, la cronaca, le reazioni da Mosca con il giornalista Yurii Colombo, l’analisi dell’economista russo Serghiei Guriev e l’intervista all’esperto di questioni militari Pietro Batacchi:

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