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Bibì e Bibò all’Expó #day3, di code, messaggi e ministri arabi

Un mondo senza Italia? rsi

Sintesi della giornata. Il messaggio dove non te lo aspetti

Con 26 chilometri nei piedi e poche ore di sonno alla spalle, eco Bibì e Bibò affrontare il loro terzo e ultimo giorno all’Expò.

Bibì e Bibò rsi

La giornata inizia con una mission impossibile: penetrare nel padiglione di casa, Quel Palazzo Italia perennemente oggetto di code chilometriche.

Palazzo Italia, mission impossibile?

All’apertura dei cancelli i due scattano quindi come gazzelle africane verso l’agognata meta nella speranza di staccare la concorrenza, e in effetti quando arrivano trovano “solo” alcune migliaia di persone davanti a loro. Tocca fare allenamento.

Di fatto, da vedere, la coda è impressionante, si mormora che porti direttamente a Expo 2017, in Kazhakistan, ma alla fine dura 50 minuti, meno che al padiglione giapponese.

Solo che se al padiglione giapponese nessuno eccepiva, qua è un lamento unico: “non è possibile, che disorganizzazione, servono le corsie preferenziali”, e via così. Ovviamente con annessa troupe televisiva che raccoglie premurosamente le critiche dei cittadini-contribuenti.

La coda alle 10.20 di mattina a Palazzo Italia rsi

Non sarà, si chiedono Bibì e Bibò che qualche italiano è talmente abituato a criticare, magari anche giustamente, che poi vede i problemi solo a casa propria?

Fatto sta che nel giro di un’ora i due riescono a entrare del padiglione.

Gli avatar degli “italiani comuni-eccellenti” di Palazzo Italia rsi

A restare impressi sono in sostanza tre aspetti: il fatto che si cerchi di far conoscere persone “comuni” meritevoli, lo spazio dedicato alle bellezze storiche e artistiche del paese, e la sfida ad immaginare un mondo senza Italia.

Dal punto di vista scenografico, però, le vedute d’Italia proposte nelle “sale degli specchi” stravincono. Uno spettacolo veramente straordinario. Ottimo lavoro.

Vedute mozzafiato alle “sale degli specchi” rsi

Nel complesso però il Padiglione non convince del tutto. Belle idee, realizzate anche bene, ma le promesse lasciate presagire dalla maestosità della costruzione, per rapporto agli altri padiglioni, non vengono mantenute del tutto. Anche perché tra un’esposizione e l’altra ci sono troppi corridoi, scale, spazio sprecato.

Le sale degli specchi, però valgono un po’ di colonna.

Pasta al forno con birra, 13 euro rsi

Si è fatto mezzogiorno e Bibì e Bibò si concedono un pasto. Spartano, però, visto che sui social tutti li accusano di abboffarsi e poco altro.

Bibì e Bibò contro il tempo

A questo punto rimane poco tempo, quindi i due effettuano un vero e proprio tour de force. Slovenia, piccolo ma con le idee chiare: promuovere il turismo, se serve anche con qualche bella hostess e la ruota della fortuna.

Slovenia, belle ragazze e promozione turistica rsi

Malaysia. Dimensioni importanti, contenuti magari anche in tema, ma svolgimento piùttosto scadente.

Azerbaijan. Sorpresa: non enorme, ma bello, curato, in tema e con idee originali. Vale la visita, anche se di azeri/e non se ne vedono: tutte hostess italiane. Un peccato.

Is coming

Certo che vista dall’alto Expoo appare sotto occhi un po’ diversi. I problemi e i lavori in corso spiccano di più. Dal terzo piano del padiiglione azero, ad esempio, si può valutare lo stato dei lavori del ‘Giardino della biodiversità’, col cantiere pietosamente nascosto da un drappo con la scritta “Is coming”. Sta arrivando. Forse.

Il giardino della biodiversità sta arrivando. Forse. rsi

Il messaggio dove non te lo aspetti

Ma la sorpresa delle sorprese è il padiglione degli Emirati Arabi Uniti. Se la gioca con Giappone e Germania, tra quelli visti da Bibì e Bibò.

Ad accoglierli all’entrata c’è addirittura il ministro delle comunicazione, che immediatamente nota la tessera stampa e chiama a raccolta una schiera di addetti e addette rigorosamente in abiti arabi che iniziano a vezzeggiare Bibì e Bibò, i quali inutilmente cercano di far capire che vorrebbero visitare i padiglioni come normali visitatori. Oltretutto gli arabi non riescono a capacitarsi del fatto che Bibi e Bibò non siano interessati ad intervistare il ministro che, porello, è li a disposizione solo per loro.

Ma se l’inizio non è dei più promettenti, il prosieguo è tutt’altra cosa. Intanto la prima parte del padiglione, che è all’aperto, costringe il visitatore a subire condizioni climatiche simili a quelle arabe: sole a picco senza protezione tranne qualche ombrello distribuito dalle hostess che ti spiegano come le regioni desertiche stiano in pratica già sperimentando quello che a breve potrebbe essere il futuro dell’intero pianeta: caldo asfissiante, carenza d’acqua, necesssità di trovare fonti di energia alternative.

Sara, protagonista del padiglione degli emirati arabi, ci invita ad Expo 2019 rsi

Poi si entra in un cinema, dove si assiste a un cortometraggio di una decina di minuti. La storia di Sara, una bambina che deve salvare una palma. Detta così sembra banale, ma non lo è, anche perché alla fine gli spettatori incontrano Sara in 3d e la bimba spiega loro in parole semplici ma efficaci la situazione alimentare e energetica del pianeta e del suo paese.

Ovviamente il tutto fa un po’ strano se si pensa che gli Emirati arabi sono fra i maggiori produttori di petrolio del mondo. Mondo che però –appunto- non è famoso per la sua coerenza. Di fatto, se l’intento di Expo è la sensibilizzazione in merito alla gestione delle risorse, qui il messaggio passa forte e chiaro. Più che altrove.

Niente Samsung

C’è tempo per un ultimo padiglione. Bibì e Bibò puntano dritti sulla Corea. E se si aspettavano un trionfo di video Samsung restano sorpresi. Padiglione grande ma in un certo senso minimalista, anche questo incentrato sul tema “nutrire il pianeta” con pochi, chiari, messaggi, comunicati in modo semplice ma ricercato. Un bel padiglione, dedicato al problema della fame e della nutrizione.

Al padiglione Coreano di parla di fame rsi

Arrivederci Expo

La tre giorni di Bibì e Bibò termina così. Diamo qualche numero: 28 ore dentro Expo, una 30ina di padiglioni visitati, 35 chilometri percorsi, 4 piedi gonfi.

Bibì e Bibò sono un po’ stanchini.

È stato bello? Sì. Valeva la pena? Sì. Poteva essere meglio? Sì.

Ora si lascia depositare il tutto un attimo e poi tireremo le somme con un bel commento finale.

Vi lasciamo con un consiglio: Se andate a Expo e avet un solo giorno, scegliete con cura i padiglioni da visitare. Ce ne sono alcuni brutti, parecchi sufficienti o belli ma alcuni eccellenti. Quindi non fate come Bibì e Bibò: preparatevi quel pochino che vi consenta di non perdervi l’imperdibile.

Gino Ceschina

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