L'Europa è sotto l'attacco dei terroristi di matrice jihadista. Le ultime città colpite sono state Barcellona e Turku. I terroristi in questi anni non hanno risparmiato nessuno. L'unico grande paese europeo a non aver ancora subito un attentato è l'Italia. Abbiamo cercato di capirne il motivo con il milanese Lorenzo Vidino, direttore del programma sul terrorismo all’ISPI di MilanoCollegamento esterno nonché direttore del programma sull’estremismo alla George Washington UniversityCollegamento esterno.
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Di origini coreane cresciuto nei Grigioni, scriverei solo di cultura, ma in questi anni ho sempre parlato d’altro. Iniziali: fra
tvsvizzera.it: La domanda che si fanno un po’ tutti, dopo i tanti attentati che hanno colpito i maggior Stati europei è: “a quando l’Italia?”. È una domanda legittima?
Lorenzo Vidino: Certo che è una domanda legittima. L’Italia è l’unico tra i grandi stati europei a non essere ancora stato colpito. È una domanda alla quale però nessuno ha una risposta. Si può dire che quello che finora salvato l’Italia è la presenza di un numero inferiore di soggetti radicalizzati rispetto agli altri grandi paesi europei e un ottimo operato da parte dell’antiterrorismo. È chiaro però che le minacce dell’Isis contro l’Italia ci sono e sono costanti. E non mancano anche diversi soggetti che simpatizzano con lo Stato islamico.
tvsvizzera.it: C’è anche chi dice che l’Italia non sia ancora stata attaccata grazie al fatto che le mafie controllano il territorio? Possiamo prendere sul serio questa affermazione?
L.V.: Penso che chiunque, dal governo italiano al sottoscritto, ritenga questa affermazione una grande stupidata. Primo, perché le organizzazioni mafiose non hanno questo totale controllo del territorio. Inoltre chi sostiene questa teoria al tempo stesso sostiene una teoria completamente antitetica, ovvero che la mafia lavora con le organizzazioni terroristiche. Di certo possiamo dire che non sono le organizzazioni criminali di stampo mafioso ad avere impedito all’Italia di essere colpita da un attacco terroristico.
tvsvizzera.it: Il fatto che l’Italia non sia ancora stata attaccata potrebbe essere dovuto al fatto che Roma ha una politica estera meno aggressiva nei confronti dei paesi musulmani?
L.V.: Non credo. Anche perché non sono i paesi islamici che decidono chi e cosa attaccare ma è lo Stato islamico come organizzazione. E l’Isis manda minacce e prepara attentati contro tutti i paesi occidentali in generale, indipendentemente dalle politiche estere di questi paesi. Basti pensare alla Germania che ha avuto una politica di totale apertura verso i rifugiati ed ha comunque subito una serie di attentati.
Certo, una politica estera più attiva è uno dei fattori che richiama l’attenzione dell’Isis e rende questo paeso un possibile bersaglio. Ma è solo uno dei fattori. Di sicuro una politica estera più aperta non è un’assicurazione contro gli attentati.
tvsvizzera.it: Abbiamo visto che la maggior parte dei terroristi è nata e cresciuta in un paese occidentale. L’Italia, a differenza della Francia ad esempio, non ha molti cittadini di seconda o terza generazione di origini musulmane. Questo potrebbe essere un fattore importante?
L.V.: Questo è uno dei motivi citati – a ragione – del perché in Italia ci sia un basso livello di radicalizzazione. In tutta Europa abbiamo visto che il gruppo più soggetto alla radicalizzazione di matrice jihadista è la seconda e la terza generazione. Chiaramente in Francia ci sono molte più persone di questo gruppo, considerato che l’immigrazione da paesi islamici è antecedente a quanto avvenuto in Italia. In Italia la seconda generazione è un fenomeno recente e questo è uno dei fattori che determina una bassa radicalizzazione nel paese.
Ma attenti, una buona integrazione e una bassa radicalizzazione non bastano per mettere al sicuro un paese, perché bastano poche persone, o anche una sola per compiere un attentato. La Svizzera stessa non è a prova d’attentato. Basti vedere cosa è successo nella tranquilla Finlandia.
tvsvizzera.it: Ma dovesse succedere in Italia, dobbiamo aspettarci un attentato in un centro importante?
L.V.: Difficilissimo da dire. Statisticamente, e lo abbiamo visto anche recentemente, i terroristi tendono ad agire in grandi città. Barcellona, Berlino, Parigi, Londra, Stoccolma… Questo perché i terroristi cercano obiettivi che producano il massimo numero di vittime e soprattutto cercano l’attenzione mediatica più alta possibile. Quindi un agglomerato urbano è sicuramente un obiettivo più indicato.
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