Il responsabile del dossier svizzero dell'Unione Europea Maros Sefcovic confida in un'intesa entro poco più di un anno. Con questo obiettivo ha incontrato vari protagonisti della politica svizzera.
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tvsvizzera.it/MaMi con Keystone-ATS
Si è conclusa ieri sera la visita di due giorni del vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic in Svizzera. Sefcovic ha colto l’occasione per ascoltare le preoccupazioni elvetiche e spiegare la posizione dell’Unione Europea (UE). Ha inoltre fornito dettagli sul ruolo della Corte di giustizia dell’Unione Europea (CGUE).
I colloqui esplorativi tra la Svizzera e l’UE hanno portato a qualche progresso, ha dichiarato in serata lo slovacco ai media. C’è una migliore comprensione su una serie di questioni, ha aggiunto. Un’opinione condivisa dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in un comunicato stampaCollegamento esterno pubblicato ieri dopo un incontro con il consigliere federale Ignazio Cassis.
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Alcuni punti però rimangono irrisolti. “Vogliamo continuare a muoverci nella giusta direzione”, ha insistito Sefcovic, convinto che con la volontà politica di entrambe le parti sia possibile andare avanti.
Andare avanti rapidamente
Il vicepresidente della Commissione europea ha ribadito il suo desiderio di concludere i negoziati entro l’estate del 2024, prima dell’insediamento della futura Commissione, a seguito delle elezioni europee di primavera.
Per raggiungere questo obiettivo, Sefcovic è venuto ad ascoltare le preoccupazioni dei suoi interlocutori e a spiegare le questioni importanti per Bruxelles. Stamattina, durante i colloqui con le parti sociali, ha detto di aver spiegato che negli ultimi anni sono successe molte cose in Europa e che l’UE “lotta per i più alti standard sociali possibili”.
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Con i rappresentanti dei cantoni ha sottolineato i gesti compiuti dall’UE nei confronti della Svizzera. Ha assicurato che Bruxelles è pronta a fare “un grande passo” in campo istituzionale, accettando l’approccio “verticale” auspicato da Berna – piuttosto che cercare una soluzione generale per tutti gli accordi bilaterali.
Una sfumatura non trascurabile
Secondo Pirmin Bischof (“senatore” del Centro in rappresentanza del Canton Soletta), presidente della Commissione per la politica estera del Consiglio degli Stati, lo slovacco è irremovibile per quanto riguarda la risoluzione delle controversie tra Svizzera e UE e ha ricordato che la CGUE è “il giudice unico” per l’applicazione delle norme europee.
Ha però sottolineato che sono possibili “eccezioni” in alcuni settori, e non solo delle “clausole di salvaguardia”. La sfumatura non è insignificante, ha osservato Bischof. Le clausole di salvaguardia sono limitate, e questo lascia presupporre che le eccezioni non lo siano. Inoltre, le eccezioni sarebbero parte integrante dell’accordo e non sarebbero sottoposte alla CGUE, ma a un tribunale arbitrale.
Questo era uno dei punti che avevano giustificato il rifiuto dell’accordo quadro istituzionale nel 2021, ha ricordato Bischof. Secondo lui, il vicepresidente della Commissione europea non ha specificato quali aree potrebbero essere interessate da queste eccezioni e lo slovacco non ha fornito ulteriori dettagli.
“Meno pericoli”
Secondo Bischof, Sefcovic ha anche fatto una precisazione sulla direttiva UE sui diritti dei cittadini europei: Bruxelles sarebbe d’accordo nel fare una distinzione tra gli europei che in Svizzera lavorano e quelli che non lo fanno.
La Commissione europea comprende che “la Svizzera non vuole l’immigrazione di cittadini europei nel suo sistema sociale”. Tuttavia, Maros Sefcovic ha insistito sul fatto che gli europei dovrebbero essere trattati in modo “dignitoso”, ha spiegato il senatore centrista.
Per Bischof, se il concetto di lavoro retribuito venisse inteso allo stesso modo da Berna e da Bruxelles, si tratterebbe di un chiarimento della posizione adottata finora dalla Commissione europea. “Il pericolo per la Svizzera sarebbe un po’ meno grande”, ha aggiunto.
In effetti, la direttiva sui diritti dei cittadini avrebbe portato a una “notevole estensione” della legislazione dell’UE. E con un’acquisizione dinamica del diritto europeo, “ci sarebbe stato un rischio di estensione” del campo di applicazione della direttiva.
Il vicepresidente della Commissione europea è arrivato in Svizzera ieri. Ha tenuto un discorso all’Università di Friburgo, prima di incontrare Cassis a Berna. Oggi ha visto i rappresentanti del Parlamento, delle parti sociali e dei Cantoni.
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