Il Parlamento vuole ridurre i tempi di realizzazione degli impianti solari, eolici e idroelettrici.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Dopo il dimezzamento dei gas a effetto serra entro il 2013, decretato nella seduta di mercoledì, la Camera bassa ha voluto dare anche un impulso alle energie rinnovabili.
Il Consiglio Nazionale ha infatti votato l’entrata in materia sul progetto avanzato dal Governo federale che intende accelerare la pianificazione e l’iter di autorizzazione per i grandi impianti solari, eolici e idroelettrici.
Solo il partito di maggioranza relativa, I’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) si è opposto chiedendo invano il rinvio della proposta al Consiglio federale.
La maggioranza dei deputati e delle deputate ha concordato sul fatto che gli attuali vent’anni per ottenere il via libera per la costruzione degli impianti siano eccessivi.
Il caso emblematico citato dal socialista Roger Nordmann è quello del parco eolico di Ste-Croix (Canton Vaud), che ha impiegato ben 25 anni per produrre il suo primo kWh: un esempio che pone l’accento sulla necessità di un cambiamento. Per ridurre i tempi occorre quindi che le procedure di autorizzazione vengano snellite e che le possibilità di ricorso siano limitate, almeno per gli impianti di rilevanza nazionale.
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In particolare il testo all’esame della Camera del popolo prevede che i Cantoni possano affidarsi a una procedura di approvazione accentrata, con una tempistica di 180 giorni per la decisione su un progetto.
Inoltre, per evitare la frammentazione dei progetti in varie fasi, i permessi necessari a livello cantonale e comunale saranno rilasciati in un’unica soluzione. Anche i tribunali avranno un termine di 180 giorni per esprimersi in caso di ricorso.
Il dibattito parlamentare in corso dovrà sciogliere anche ulteriori quesiti, come quello contemplato nella proposta della minoranza che chiede di attenuare l’attuale divieto di realizzare nuove centrali nucleari.
Un’altra questione controversa riguarda più in generale il diritto di ricorso accordato alle organizzazioni ambientaliste e di tutela della natura che un certo numero di parlamentari vorrebbe limitare per consentire una più rapida costruzione di impianti di produzione energetica.
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