A combinare i matrimoni nelle Langhe ci pensavano i bacialé
Oltre mezzo secolo fa, nel 1968, nel Cuneese si è tenuto l'ultimo convegno dei sensali locali, conosciuti come "bacialé". Dagli archivi della RSI il servizio che racconta tradizioni ormai estinte.
Il bacialé, ovvero il sensale di matrimoni, era una figura tipica piemontese che affonda le sue radici nel Medioevo. Fino ad alcuni decenni fa a questi mediatori si rivolgevano solitamente i contadini per cercare di accasare le figlie che, vivendo in casali isolati nelle campagne periferiche delle Langhe e zone circostanti, avevano scarse occasioni per conoscere i loro potenziali futuri mariti.
Il bacialé provvedeva quindi, dietro compenso (di solito un cappotto, un cappello o un foulard), a presentare alla famiglia della ragazza il candidato al matrimonio e nell’incontro venivano discussi i termini dell’accordo. Eh sì, perché l’eventuale aspetto sentimentale veniva in secondo piano. La trattativa verteva infatti più che altro sulla dote che sarebbe spettata alla famiglia dello sposo, che in una società contadina e patriarcale riguardava essenzialmente il numero di mucche o pecore o di altri beni primari che sarebbero stati trasferiti con la donna.
Una volta si guardava più ai soldi che alla bellezza, ebbe modo di dire non molto tempo fa Giuseppe Artusio, detto Pinin, l’ultimo bacialé scomparso nel 2018 a Monticello d’Alba: “I genitori della ragazza contavano di più e dicevano che lj sòd a fan bel qualsiasi òm…”.
Con lo spopolamento delle campagne albesi, susseguente al boom della grande industria a Torino e in altre aree urbane piemontesi, le donne sono iniziate a scarseggiare e dagli anni Sessanta i mediatori amorosi si sono specializzati nel combinare matrimoni “misti” a distanza con giovani ragazze provenienti dall’Italia meridionale.
In particolare dalla Calabria – e per questo motivo chiamate in Piemonte “calabrotte” – come testimoniato anche da una fiction televisiva passata in queste settimane alla RAI. Un rapido scambio di foto e lettere preludeva al viaggio del promesso sposo a sud, dove venivano celebrate le nozze.
Tradizioni contadine piemontesi che si innestano con storie di migrazione interna. Usanze che in definitiva poi non sono neanche così remote. Nel 1968 si è infatti temuto l’ultimo convegno dei bacialé a Guarene, in provincia di Cuneo, che annoverava oltre trecento sensali.
Di quell’appuntamento gli archivi RSI conservano un servizio, per certi versi eccezionale, di Leandro Manfrini per il programma “360 gradi” dell’allora Televisione svizzera italiana (TSI).
Un affresco di una realtà che sembra forse più lontana nel tempo rispetto al numero effettivo degli anni che ci dividono da quell’evento.
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