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Dall'”esilio” belga, Puigdemont intende ricandidarsi

L'esautorato presidente catalano Carles Puigdemont vuole resistere all'attacco dello stato spagnolo che ha imprigionato 8 suoi ministri e ha emesso un mandato d'arresto europeo anche per lui e i 4 ministri che sono ancora a Bruxelles. Ha annunciato che farà ricorso contro un'eventuale estradizione e che ha intenzione di candidarsi alle elezioni regionali catalane imposte da Madrid per il 21 dicembre. 

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L’ordine d’arresto è firmato dalla giudice spagnola Carmen Lamela, che ha già mandato in carcere mezzo governo destituito. La giustizia belga ora dovrà pronunciarsi su una sua possibile estradizione e il presidente catalano rischia il fermo già dalle prossime ore: l’ufficio del procuratore generale del Belgio ha confermato di aver ricevuto la richiesta. 

Da Bruxelles Puigdemont ha comunque lanciato una nuova sfida al premier Mariano Rajoy, annunciando di essere pronto a essere di nuovo candidato presidente della Catalogna alle elezioni imposte da Madrid per il 21 dicembre. L’annuncio arriva mentre i partiti sovranisti catalani trattano per una lista comune, “la più ampia possibile”, ha detto la segretaria Pdecat Marta Pascal.

Saranno elezioni strane. E non solo perché si voterà di giovedì invece che di domenica, come sempre. Il leader del Pdecat, Puigdemont, si considera in esilio anche se ha detto che questo non gli impedirà di fare campagna “visto che viviamo in una società globalizzata”. Quello di Erc, primo partito catalano con il 33% secondo i sondaggi, il vicepresidente Oriol Junqueras, è in carcere da ieri sera a Madrid. Dietro le sbarre ci sono altri 7 ministri di Erc e Pdecat e “i due Jordi”, Sanchez e Cuixart, leader della società civile. Tutti sono probabili candidati al parlamento.

Il portavoce del governo spagnolo Inigo Mendez de Vigo ha confermato che potranno presentarsi. La giudice spagnola Carmen Lamela che li ha mandati in prigione li accusa di ribellione, sedizione, malversazione. Rischiano pene fino a 50 anni di carcere, e di restare in carcerazione preventiva due anni.

Il suo operato è stato fortemente criticato da giuristi catalani e spagnoli. Puigemont ha già chiarito che si opporrà all’estradizione in Spagna, dove esclude di poter avere un “giusto processo”. E si è detto invece pronto a consegnarsi “alla vera giustizia, quella belga”. Di quella spagnola non si fida, meno che mai dopo che Lamela ha arrestato mezzo governo regionale per avere portato avanti senza violenza – è la sua tesi – il progetto politico dell’indipendenza.

Rabbia e frustrazione si canalizzano verso la grande sfida delle elezioni. Il fronte indipendentista vuole vincerle, sconfiggere nelle urne la “repressione spagnola”, e confermare la maggioranza assoluta nel parlamento regionale. I sondaggi dicono che possono farcela. Danno in crescita il “sì” all’indipendenza al 48%, in calo al 43% il “no”. Esattamente il contrario di quello che spera Madrid.

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