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A Ginevra si chiude di nuovo

sgabelli impilati
Bar e ristoranti del cantone Ginevra devono ancora una volta chiudere i battenti, almeno fino al 29 novembre prossimo. Keystone / Martial Trezzini

Da oggi, bar e ristoranti, attività ricreative e negozi non essenziali del cantone chiudono almeno fino al 29 novembre.

A Ginevra si contano tra 1’000 e 1’300 persone positive al coronavirus ogni giorno. All’ospedale universitario di Ginevra (HUG) sono ricoverati 474 pazienti affetti da Covid-19, di cui 56 in terapia intensiva, stando alle cifre comunicate domenica dal medico cantonale Aglaé Tardin. Simili numeri non erano mai stati raggiunti durante il picco di aprile.

Secondo l’HUG, la situazione è drammatica, tanto che i pazienti dovranno essere trasportati in elicottero in altri ospedali e si avvicina la prospettiva di dover scegliere chi curare prioritariamente.

Alla luce di questi dati, il Governo cantonale ha dovuto decidere di adottare “misure difficili per la popolazione”, ha affermato domenica la presidente dell’esecutivo, Anne Emery-Torracinta, aggiungendo che il cantone dichiara lo “stato di necessità”.

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Nel dettaglio, saranno chiusi da lunedì alle 19.00 gli esercizi pubblici come bar, ristoranti, caffetterie e locali notturni, cinema, musei, biblioteche, teatri e sale da concerto, casinò, piste di pattinaggio, centri fitness e piscine.

Saranno anche vietati gli assembramenti e le manifestazioni pubbliche e private di oltre cinque persone. Le manifestazioni politiche o della società civile rimarranno ammesse. L’insegnamento a distanza diventerà obbligatorio per le università e le alte scuole. Vietate anche le attività che implicano contatti fisici ravvicinati, come parrucchieri ed estetisti. Non più ammesso nemmeno l’esercizio della prostituzione.

Dovranno tenere la saracinesca chiusa anche i negozi non alimentari. Eccezioni saranno previste per farmacie, drogherie, ottici e i commerci indispensabili di servizi e riparazioni (come banche, uffici postali, librerie, fioristi e negozi del “fai da te”).

Restrizioni sono state decise anche per i luoghi di culto: questi potranno rimanere accessibili al pubblico ma non potranno offrire servizi religiosi, all’eccezione di matrimoni e funerali (con un numero di partecipanti limitato a 50).

Le scuole restano aperte

Contrariamente a quanto avvenuto tra marzo e maggio, questa volta le scuole – eccezion fatta per quelle universitarie – rimarranno aperte.

“Rimanete a casa vostra il più possibile, non uscite se non è necessario”, ha insistito Emery-Torracinta. Mauro Poggia, responsabile del Dipartimento della salute, del lavoro e della sicurezza, ha affermato che il virus è ovunque. “Dobbiamo intervenire su larga scala”, ha aggiunto, sottolineando come le misure adottate finora non siano sufficienti.

Non si discute invece, per ora, di imporre un coprifuoco, come in Francia. Il Consiglio di Stato conta sulla responsabilità individuale. “Se i ginevrini decidono di fare nel cantone di Vaud quello che non possono fare qui, non funzionerà”, ha ammonito Poggia.

I provvedimenti adottati a Ginevra potrebbero ora essere presi anche in altri cantoni. Nel video, l’intervista al virologo Didier Trono, membro della task force che consiglia il Governo federale svizzero:

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tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG dell’1.11.2020)


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