La televisione svizzera per l’Italia
persona con maschera bucata

Oggi in Svizzera

Cari lettori,

oggi per noi rappresenta una novità: per la prima volta infatti pubblichiamo un bollettino quotidiano, diffuso cinque volte a settimana, che riassume i fatti salienti dell'attualità svizzera, attraverso dei link verso articoli e servizi dei principali media elvetici in lingua italiana.

L'obiettivo: offrire una sintesi su quanto succede nella Confederazione senza dover passare tempo a cercare le notizie sui principali siti di news o sulle reti sociali.

Sperando che questa nuova proposta vi piaccia, vi auguriamo buona lettura. E se avete dei commenti o dei suggerimenti su questo nuovo progetto, non esitate a comunicarceli.

persona con maschera bucata
Keystone / Michael Kappeler

Multe fino a 200 franchi per chi viola alcune misure di sicurezza contro la diffusione del coronavirus.

Dopo aver puntato a lungo sulla responsabilità dei singoli, mercoledì scorso il Consiglio federale ha dato un giro di vite per cercare di arginare la diffusione del coronavirus. Da oggi chi non indossa la mascherina protettiva su treni e autobus, nelle stazioni e alle fermate sarà multato. La polizia può inoltre sanzionare chi partecipa ad eventi non autorizzati o chi si incontra in privato con più di cinque persone.

“Lo scopo della punizione immediata e rapida mediante multa è di promuovere il rispetto dei provvedimenti nella società e di sgravare le autorità di perseguimento penale“, aveva precisato il Governo nel comunicato diramato mercoledì.

gruppo di persone sedute attorno a un tavolo
© Keystone / Ti-press / Samuel Golay

Le domande di asilo in Svizzera sono risultate in forte calo nel 2020, stando alle cifre pubblicate oggi dalla Segreteria di Stato della migrazione.

La pandemia di coronavirus e le restrizioni di viaggio ad essa legata hanno un impatto anche sulle cifre delle richieste di asilo. L’anno scorso, infatti, ne sono state presentate 11’041, ovvero il 22,6% in meno rispetto al 2019.

Per ritrovare una cifra così bassa negli ultimi vent’anni bisogna risalire al 2007, quando le domande furono poco più di 10’000. Il 2015 era invece stato l’anno più difficile, con oltre 37’000 richieste.

Ancora una volta, il principale Paese di provenienza dei richiedenti l’asilo è stata l’Eritrea, con 1’971 domande. Seguono Afghanistan e Turchia.

serranda abbassata di un negozio con manichini
Keystone / Gian Ehrenzeller

Restiamo nelle cifre, poiché stando alle statistiche pubblicate lunedì nel 2020 il commercio al dettaglio in Svizzera resiste, grazie all’alimentare e a internet.

Vista la situazione di grave crisi vissuta nel 2020, costellato da chiusure più o meno lunghe di negozi nonché di bar e ristoranti, ci si sarebbe potuti aspettare un drastico calo dei numeri sul commercio al dettaglio in Svizzera.

Ebbene, il settore complessivamente se l’è cavata, almeno per quanto concerne la cifra globale. Il commercio al dettaglio ha infatti registrato un lieve aumento dello 0,1% rispetto all’anno precedente. Per farsi un’idea più precisa bisogna però analizzare la statistica più in profondità. Le differenze sono infatti enormi tra un ramo e l’altro. A tirare verso l’alto le cifre sono stati in particolare i settori della vendita per corrispondenza e via internet nonché degli alimentari, che hanno registrato crescite mai viste nell’ultimo ventennio.

A fare le spese della pandemia e delle restrizioni sono invece stati, tra gli altri, i negozi di abbigliamento e calzature e i distributori di benzina, che hanno fatto segnare cali in doppia cifra.

disegno con orso che abbraccia una tigre
indonesie-oui.ch

Parliamo infine di libero scambio. Per la prima volta un’intesa di questo tipo include aspetti ecologici. I cittadini svizzeri saranno chiamati ad esprimersi sull’accordo con l’Indonesia il 7 marzo prossimo.

La novità dell’accordo non riguarda uno o l’altro degli aspetti commerciali, bensì il fatto che l’intesa menziona a chiare lettere il rispetto di determinate condizioni di sostenibilità. Nella fattispecie, l’accordo prevede che l’olio di palma importato in Svizzera potrà usufruire di tariffe doganali più basse solo se prodotto in modo appunto sostenibile.

Seppur considerato insufficiente da chi si oppone all’accordo, in particolari i Verdi, il passo verso una maggiore sostenibilità è salutato positivamente da diverse organizzazioni ecologiste ed esperti ambientali. La speranza è che in futuro l’ambiente abbia un peso sempre maggiore in questo tipo di accordi.

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