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Lotta al riscaldamento climatico: “La Svizzera deve fare di più”

Caritas Svizzera ha chiesto lunedì alla Confederazione un maggiore contributo finanziario per la tutela del clima nei paesi in via di sviluppo: non spetta infatti a questi ultimi pagare per i danni provocati dal riscaldamento globale, dovuto principalmente ai paesi sviluppati.

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Caritas SvizzeraCollegamento esterno ha ricordato lunedì che in base all’Accordo di Parigi sul clima (raggiunto nel dicembre 2015 ed entrato in vigore il 4 novembre del 2016) i paesi sviluppati dal 2020 al 2025 dovrebbero mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno per far fronte alle conseguenze del riscaldamento globale nei paesi in via di sviluppo. Dopo questo periodo verrà stabilito un nuovo obiettivo più consistente.

“Ci vorrebbe almeno un miliardo l’anno”

Caritas ritiene che, data la propria forza economica, la Svizzera dovrebbe finanziare l’operazione con un miliardo di franchi all’anno. Secondo il direttore di Caritas, Hugo Fasel, i 450-600 milioni proposti dal Consiglio federale non corrispondo alla responsabilità della Svizzera al riscaldamento globale.

Il governo e la maggioranza del Parlamento hanno deciso di prendere i soldi dal budget per la cooperazione allo sviluppo.

Tassa sui biglietti aerei

Ma – ha sottolineato Fasel – agendo in tal modo verrebbero ad esempio a mancare fondi per la formazione. E così sarebbe ancora la povertà a dover finanziare la lotta ai cambiamenti climatici. Secondo l’organizzazione non spetta ai paesi poveri pagare per i danni provocati dal riscaldamento mondiale.

Fasel deplora poi che nei cassetti del Consiglio federale “dormono da anni” progetti per migliorare le fonti di finanziamento destinate alla tutela del clima. Ad esempio la tassa sui biglietti di aereo: “con 10 franchi per ogni biglietto la Confederazione potrebbe raccogliere 400 milioni di franchi all’anno”, nota Fasel.

I disastri climatici sono provocati principalmente dai “paesi industrializzati del Nord” e, sul principio di “chi inquina paga”, spetta quindi a loro porre rimedio ai danni dovuti alla mancanza di protezione dell’ambiente, afferma la Caritas.

I cambiamenti climatici toccano soprattutto le popolazioni escluse o oppresse dei cosiddetti “paesi del Sud”. Le categorie di persone più colpite da carestie, riscaldamento del globo e inondazioni sono i piccoli contadini, i senza-terra, i braccianti e gli abitanti delle bidonville. Ed è proprio a queste popolazioni povere, compresi anziani, donne e bambini, che mancano i mezzi per combattere o adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici.

D’altro canto, Caritas chiede anche di fare di più nella stessa Svizzera. Attualmente è previsto che tre quinti della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra avvenga con misure all’interno dei confini nazionali. Il resto può essere attuato tramite l’acquisto di cosiddetti certificati di emissione: una soluzione che Caritas rifiuta poiché consente a un paese ricco di “liberarsi” da soluzioni più responsabili.

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