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Amnesty: diritti dei migranti sempre meno rispettati

Nel rapporto annuale sui diritti umani, l'ONG traccia uno scenario molto duro e parla di un peggioramento in tutto il mondo, Svizzera compresa

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Il trattamento che i migranti hanno ricevuto in alcuni Paesi ha trovato ampio spazio nel rapporto annuale sui diritti umani di Amnesty International. In generale, l’organizzazione non governativa che difende proprio i diritti delle persone traccia uno scenario molto duro e parla di un peggioramento della situazione in tutto il mondo, Svizzera compresa.

Un anno oscuro, in cui non si sono fatti passi avanti. Lo sguardo di Amnesty verso il 2015 da poco finito è impietoso. Non solo negli stati autoritari e nei paesi in guerra, costantemente denunciati, ma anche nelle nostre democrazie.

Crisi migratoria, lotta al terrorismo. Nel rispondere alle minacce alla sicurezza, accusa Amnesty, numerosi governi hanno esagerato, colpendo la società civile, la privacy dei cittadini, la libertà d’espressione e minando i diritti fondamentali.

Accuse alla Francia, con il suo stato d’emergenza dopo gli attentati di Parigi, all’Italia per le discriminazioni contro i rom, a tutti i paesi europei per la gestione dei migranti, definita vergognosa.

“Alcuni paesi hanno fatto del loro meglio, ma globalmente”, riporta il segretario generale Salil Shetty, “la risposta delle nazioni più ricche del mondo non ha rispettato le leggi internazionali sui diritti umani”.

Ce n’è per tutti, anche per la Svizzera. Amnesty denuncia un uso eccessivo della forza da parte della polizia e detenzioni improprie, soprattutto durante il respingimento dei migranti, violazioni evidenziate a luglio anche dalla Commissione nazionale per la prevenzione della tortura. E chiede un meccanismo di controllo delle forze dell’ordine indipendente.

“Se qualcuno vuole denunciare violenze da parte della polizia, spesso deve recarsi proprio presso la polizia”, spiega la direttrice di Amnesty Svizzera, Manon Schick. “In altri paesi sono state create delle istituzioni indipendenti ed è quello che chiediamo di fare ai cantoni”.

L’organizzazione inoltre critica ancora una volta il partito UDC e le sue iniziative, come quella contro la Corte europea dei diritti dell’uomo o quella in votazione domenica 28 febbraio sul rinvio dei criminali stranieri, che minerebbero le istituzioni e meccanismi internazionali di protezione dei diritti fondamentali.

Un anno orribile, il 2015, nell’Europa pacifica. Figurarsi nel resto del mondo. Tra torture, praticate in quasi cento stati, e crimini di guerra, non solo in Siria, Amnesty auspica una riforma delle Nazioni Unite. A fine anno sarà eletto un nuovo segretario generale. Per Amnesty c’è un bisogno “disperato” di un nuovo slancio.

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