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Le vittime silenziose di Fukushima

Il sito di Fukushima
Keystone / Jiji Press

Le emissioni radioattive causate dall'incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima del 2011 non hanno prodotto effetti negativi sulla salute: è quanto risulta dal rapporto finale di un comitato di ricercatori delle Nazioni Unite, pubblicato mercoledì a Vienna. Non contate però le morti non collegate nell'immediato al disastro naturale.

Lo studio conferma in sostanza un precedente rapporto pubblicato nel 2013, e il presidente del Comitato Scientifico delle Nazioni Unite sulle conseguenze delle emissioni radioattive, Gillian Hirth, ha riaffermato che “non è stato documentato alcun effetto negativo sulla salute degli abitanti di Fukushima che possa essere direttamente attribuito all’esposizione alle radiazioni”. Conclusione a cui si è giunti attraverso “una valutazione migliore e più solida dei livelli e degli effetti delle radiazioni dovute all’incidente”.

Il Comitato ritiene, in particolare, che il forte aumento del numero di tumori della tiroide nei bambini esposti sia attribuibile ad un miglioramento della tecnica di screening che ha rivelato “la prevalenza di anomalie non rilevate in precedenza”.

L’incidente, il peggiore al mondo a una centrale nucleare dopo quello di Chernobyl del 1986, avvenne in seguito a un terremoto di magnitudo 9 accompagnato da un violento tsunami, che causarono 19’000 morti e 100’000 sfollati.

Un quadro diverso

È continuato a crescere, silenziosamente nel corso degli anni, il numero delle vittime della triplice catastrofe di Fukushima. Si tratta di morti non collegate nell’immediato al disastro naturale del marzo 2011, ma alle conseguenze della gestione dell’emergenza; causate dall’angoscia della solitudine, il distacco dai luoghi di appartenenza, e la mancanza di punti di riferimento.

È quanto evidenzia il rapporto dell’Agenzia di polizia nazionale in Giappone, secondo il quale negli ultimi 10 anni almeno 614 persone hanno perso la vita tra quelle che hanno abbandonato le loro abitazioni, forzate a vivere negli alloggi temporanei distribuiti nelle prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi.

Quasi tutti i decessi sono stati definiti e trattati dalle autorità come casi di “morti solitarie”, e collegate agli ordini di sfollamento dopo il sisma di magnitudo 9, il successivo tsunami e la propagazione delle radiazioni dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi.

Sulla situazione a Fukushima a dieci anni dal disastro, il servizio della nostra inviata:

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tvsvizzera.it/fra con RSI


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