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Pd verso il congresso anticipato

Matteo Renzi non pronuncia la parola "dimissioni" ma apre al congresso anticipato. È quanto scaturito lunedì dalla direzione del Partito democratico, chiamata a tracciare il futuro del primo partito di maggioranza in Italia e chiarire le intenzioni del suo segretario.

 

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Il segretario del Pd, dunque, non ha dato le dimissioni. Che però arriveranno presto, così da poter aprire ufficialmente la corsa alla leadership del partito, verso un congresso che dovrà tenersi prima che l’Italia torni alle urne.

“Oggi si chiude un ciclo”, ha detto Renzi. “Io non sarò mai il custode di un caminetto. Io non sarò mai il garante di un patto tra correnti. Io per carattere scelgo sempre il mare aperto della sfida e non la palude di equilibri interni, per i quali non sono adatto”.

La sfida è aperta quindi, il congresso del partito, previsto in autunno, sarà anticipato. Ma, assicura Renzi, quest’accelerazione non ha nulla a che vedere con i tempi del voto.

“Io non sono più il presidente del Consiglio. Non sono mai stato il ministro dell’Interno. Non sono mai stato e mai sarò il presidente della Repubblica. Non faccio parte del Governo né del Parlamento. Il tema di quando si vota non lo decido io”.

Fuori dal centro congressi sfilano le correnti del partito, ridiventate impetuose. E numerose: se ne contano più di dieci. Molti avvertono: il congresso non sia solo una resa dei conti interna.

“Siamo sempre disponibili alle elezioni anticipate e a fare il congresso subito a una condizione: che ci siano i tempi necessari per fare un congresso vero”, dichiara il senatore Sergio Lo Giudice, che rappresenta una delle area di minoranza del Pd.

“Si può anche anticipare il congresso entro l’estate ma ci vogliono mesi per fare una discussione seria”, gli fa eco il deputato Cesare Damiano.

La parola scissione, intanto, non è più tabù. Così un altro deputato Pd, Francesco Boccia: “La scissione purtroppo l’ha fatta parzialmente già lui dai nostri elettori. Se continua così rischia di farla completamente”.

“Qualcuno pensa che il congresso del Pd debba costituire la strada per costruire un’alternativa al renzismo. Troppo onore”, ha detto il segretario. “A mio giudizio il congresso del Pd dovrebbe costruire un’alternativa al trumpismo, al lepenismo, al massimo al grillismo”.

Discutiamo ma evitiamo le scissioni, aggiunge Matteo Renzi. Chi perderà il congresso, conclude, non scappi però con il pallone.

 

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