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Le ragioni dell’iniziativa anti-burqa

Schermo posto su un banco di sala stampa mostra effige di donna col burqa e scritta Extremismus stoppen
'Stop all'estremismo!' Il manifesto presentato giovedì a Berna. Keystone / Peter Klaunzer

"Sì alla libertà, all'uguaglianza e alla difesa contro il terrorismo". Con questo slogan, i promotori dell'iniziativa popolare 'Sì al divieto di dissimulare il proprio viso', conosciuta anche come iniziativa anti-burqa, hanno lanciato giovedì la loro campagna in vista della votazione popolare del prossimo 7 marzo.

L’iniziativa è stata lanciata dal comitato di Egerkingen -lo stesso che promosse il divieto di edificare minareti, approvato dagli svizzeri nel novembre 2009- ed è sostenuta da esponenti di diverse forze politiche come l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), Giovani UDC, Partito liberale-radicale (PLR, centro-destra) e Unione democratica federale (UDF, partito di matrice cristiana-riformata, conservatore).

Il testo chiede che nessuno in Svizzera possa dissimulare il proprio viso. La disposizione si applicherebbe in tutti i luoghi accessibili al pubblico e all’aria aperta. Eccezioni sarebbero possibili nei luoghi di culto o sacri nonché per motivi inerenti alla salute, alla sicurezza, alle condizioni climatiche e alle usanze locali, ma non per le turiste velate. Ticino e San Gallo hanno già introdotto tale divieto a livello cantonale.

Secondo i promotori, burqa e niqab sono simboli dell’Islam estremo che non ha ragion d’essere in Svizzera e rappresentano l’oppressione delle donne musulmane. Queste ultime “ne soffrono”, ha dichiarato la consigliera nazionale UDC Barbara Steinmann. La deputata alla camera bassa ritiene che il velo integrale privi queste donne di ogni individualità e ostacoli gravemente la loro libertà di movimento.

“Ci troviamo in uno scontro di civiltà e quindi anche in uno stato di autodifesa contro l’islamizzazione dell’Europa e soprattutto del nostro Paese”, ha aggiunto dal canto suo il consigliere nazionale UDC Jean-Luc Addor, sottolineando che l’iniziativa ha anche un obiettivo preventivo.

Il presidente del comitato di Egerkingen Walter Wobmann, anch’egli consigliere nazionale UDC, è dell’idea che l’iniziativa non sia neanche lontanamente in conflitto con la libertà religiosa. La dissimulazione del viso è “contraria allo spirito liberale del vivere insieme”, ha detto, e il testo riguarda non solo il burqa o il niqab ma anche persone che mascherano il viso per scopi criminali, inclusi gli hooligan. Quanto all’attuale obbligo di indossare mascherine protettive, Wobmann ha spiegato che il divieto avrebbe “eccezioni chiaramente definite”.

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L’iniziativa, che ha raccolto 105’533 firme , è stata depositata nel settembre 2017. Consiglio federale (governo) e Parlamento raccomandano di respingerla alle urne. È stato elaborato un controprogetto indiretto per lasciar maggior margine di manovra ai Cantoni.

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tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 14.01.2021)

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