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La nuova immigrazione italiana in Svizzera

“Guardando le nuvole, penso alle equazioni”

Maria Colombo si occupa di matematica. Nata a Luino, in provincia di Varese, a soli 30 anni è diventata direttrice del laboratorio di analisi matematica, calcolo delle variazioni ed equazioni differenziali delle derivate parziali presso il politecnico federale di Losanna. Incontriamola in questa intervista, la quarta di una serie dedicata ai volti della nuova immigrazione italiana in Svizzera.

Il campo della matematica di cui si sta attualmente occupando Maria Colombo, 31enne nata a Luino e cresciuta a Cadegliano Viconago, è la fluidodinamica, ovvero la comprensione dell’evoluzione dei fluidi. In che modo, ad esempio, l’acqua si muove in un tubo? Come si comportano le nuvole in cielo? “Io, quando guardo le nuvole, penso alle equazioni” dice.

In questa serie di ritratti conosceremo delle persone che negli ultimi anni per necessità, interesse, (o anche per puro caso) dall’Italia sono immigrate in Svizzera. 

Si tratta di una diaspora molto diversa da quella arrivata nella Confederazione negli anni ’60 e ’70. Allora l’immigrazione italiana era formata soprattutto da persone con un basso livello di formazione che lavoravano in fabbriche, cantieri e ristoranti. Oggi, molti di coloro che varcano il confine per stabilirsi nella Confederazione hanno già un diploma in tasca e non sono pochi coloro che emigrano per motivi di studio.

Sono la nuova immigrazione italiana, quella di cui molto si parla per il modo in cui sono spesso definite tante delle persone che ne fanno parte: “cervelli in fuga”. Se è vero per alcuni, altri non si riconoscono affatto in questa definizione. Ogni storia, insomma, è unica.

 “Già Eulero si era chiesto come le equazioni governano questo tipo di moto e lui, come altri, si resero conto che il modo migliore per descriverle non sia globalmente, ma sedersi in un punto dello spazio e vedere localmente che tipo di forze agiscono”. È citando un matematico svizzero che Maria Colombo inizia a spiegarci in cosa consiste il suo lavoro, quando la incontriamo nel campus del Politecnico federale di Losanna (EPFL), dove lavora da due anni.

La prima volta che la sua professione l’ha portata nella Confederazione è stata nel 2014, durante il suo dottorato presso la Normale di Pisa. Il suo relatore di tesi stava allora effettuando un periodo di ricerca di alcuni mesi presso il Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) e lei ha potuto raggiungerlo per lavorare con lui. Una precisazione: il suo relatore era nientemeno che Alessio Figalli, ora professore e direttore dell’istituto di matematica dell’ETHZ, nonché vincitore della Medaglia Fields (il “Nobel” della matematica) nel 2018.

“Sono rimasta estremamente colpita dal Politecnico e dalla qualità della ricerca che viene portata avanti lì, da professori di grande profondità e dall’ambiente estremamente internazionale in cui si incontrano molte persone con voglia di fare. Senza contare quanto il Politecnico sia rinomato a livello internazionale”, racconta Maria Colombo, che all’ETHZ ha poi svolto un post-dottorato nel gruppo di ricerca di un altro grande matematico italiano, Camillo del Lellis. Quest’ultimo, dopo una ventina d’anni a Zurigo, si è trasferito all’Institute for Advanced Studies a Princeton, negli Stati Uniti, l’istituto dove lavorò anche Albert Einstein.

“Questo tipo di movimenti in ambito accademico, per persone di grande profondità, è piuttosto normale”, dice Maria Colombo, spostatasi nel 2018 a sua volta verso un’altra scuola, L’EPFL, “una realtà dello stesso spessore e con lo stesso livello di internazionalità dell’ETHZ”.

A soli 30 anni ha preso le redini del laboratorio di analisi matematica, calcolo delle variazioni ed equazioni differenziali delle derivate parziali del Politecnico di Losanna. “Sono stata molto contenta perché questo mi sta dando la possibilità di mettere a frutto quello che spero di poter portare avanti nel mio lavoro”, racconta.

Lavoro che svolge “tanto in ufficio, quanto camminando in montagna”; attività che fa con passione in Svizzera, Paese che l’ha subito colpita per la cura data all’ambiente naturale. “Camillo diceva che alcune delle migliori idee gli vengono correndo. Ecco, io non corro, cammino”.

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