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Visto umanitario per un ex procuratore afgano

Il confine tra Pakistan e Afghanistan.
Il confine tra Pakistan e Afghanistan: l'ex procuratore vive con la famiglia in Pakistan e teme di essere espulso in Afghanistan dove la sua sicurezza non è garantita. Keystone / Arshad Arbab

Un ex procuratore afgano e la sua famiglia hanno ottenuto un visto umanitario. Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha annullato un rifiuto della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) secondo cui non c'è il rischio che la famiglia, che attualmente vive in Pakistan, venga espulsa in Afghanistan.

La decisione del Tribunale amministrativo federale fa sperare l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati, che si augura possa fungere da apripista. Anche perché riconosce che il rischio di persecuzione non è svanito con l’espatrio.

In una sentenza del 24 agosto pubblicata venerdì, i giudici sottolineano che i visti umanitari vengono rilasciati solo a condizioni restrittive. Si deve presumere, sulla base di circostanze concrete, che una persona si trovi in una situazione di particolare disagio nel suo paese d’origine.

Ciò può avvenire, ad esempio, durante gravi conflitti armati o in presenza di pericoli reali ai quali la persona interessata è più particolarmente esposta di altre. Nel caso dell’ex procuratore e della sua famiglia, il TAF presume che esista un pericolo reale di rimpatrio forzato nel paese d’origine.

A differenza della Segreteria di Stato della migrazione, che alla richiesta dell’uomo (fatta all’ambasciata svizzera di Islamabad nel febbraio 2022) aveva opposto un rifiuto, per i giudici sussiste dunque il rischio concreto che il ricorrente possa essere rimandato dal Pakistan, dove vive attualmente, nel suo Paese di origine.

Lì sia lui che la sua famiglia sarebbe esposti a pericolo perché nella sua vecchia funzione in magistratura aveva collaborato con l’ONU e la NATO e seguito centinaia di casi legati ad atti di terrorismo da parte dei talebeni oggi al potere. Fra il 2019 e il 2021 si era impegnato in un organo di difesa dei diritti umani e contro la tortura, segnalando crimini alla Corte penale internazionale.

I visti umanitari, ricorda il TAF, sono attribuiti solo a condizioni restrittive. Condizioni che nel caso specifico sono adempiute sia secondo l’OSAR che per la Corte. Gli afgani d’altra parte non possono richiedere questi visti dal proprio Paese, perché Berna non ha più rappresentanze diplomatiche.

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