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Esprimi un desiderio!

Primo piano di una fontana a forma di volto incastonata in una colonna accanto a una scalinata.
Non una fontana qualunque. tvsvizzera

Un’usanza diffusa, che non ha nulla di pragmatico, ma che fa sognare e sperare - basta stare al gioco e farsi trasportare dall’immaginazione.

“Bevi, e uno! Bevi, e due! Bevi, e tre!”. L’altro giorno ho osservato questa scena: un papà tiene in braccio la figlioletta avvicinandola a più riprese al getto dell’acqua che scorre da un “nasone” (quelle tipiche fontanelle di Roma che distribuiscono acqua potabile). Ma non era quello un nasone qualunque. La mamma, a poca distanza, si accerta con la bimba: “Hai espresso un desiderio? Ma non lo dire, eh, sennò non si realizza!”.

E arriva il turno anche del fratellino. Stesso rituale. Più piccolino della sorella, ma perfettamente in grado di capire, perché un desiderio, non lo si nega a nessuno! Anzi, tre desideri, uno per ogni sorso. Sì, perché la fontana “Carlotta” della Garbatella esaudisce i desideri.

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Una svizzera a Roma – Rubrica semiseria di mediazione culturale In questa serie, Gaëlle Courtens, giornalista svizzera residente da anni nella capitale italiana, ci propone un suo sguardo su episodi di ordinaria quotidianità. tvsvizzera

Carlotta della Garbatella: 100 anni di desideri

Fino a pochi giorni fa ignoravo l’esistenza di questa leggendaria fontana che da un secolo dispensa desideri in uno dei quartieri più caratteristici della capitale. In occasione dei festeggiamenti per i cento anni della Garbatella – che dopo Trastevere e l’antico ghetto ebraico di Portico d’Ottavia, è forse il più autenticamente “romanaccio” tra tutti – ho partecipato ad una passeggiata storico-architettonica nella “città giardino”. Un “tour” esplorativo in una Roma tutta da scoprire e che consiglio vivamente!

La fontana in sé non ha nulla di particolarmente esaltante: un volto da ragazza in terracotta assai acciaccato con sotto una piccola vasca in marmo, su un angolo della strada. Ma è la leggenda a lei associata che la rende speciale, posta a fianco della scalinata “degli innamorati” nel cuore della Garbatella. La fontana è dedicata a Carlotta, una locandiera che – si racconta – da quelle parti accoglieva con garbo i viandanti in viaggio verso la città eterna. La “Garbata Ostella” dette così il nome alla Garbatella. Naturalmente anch’io mi sono abbeverata con tre sorsi alla Carlotta, e ovviamente ho espresso tre desideri, mettendo subito in pratica la tradizione. 

Desideri a gogo

La prima volta che mi trovai di fronte ad una fontana che esaudisce desideri – e nel mio caso li esaudì davvero! – fu la fontana di Trevi. Come tutti sanno, qui il desiderio è uno solo, uguale per tutti e tutte: chiudendo gli occhi, Nettuno alle spalle, lanciando una monetina sopra la spalla sinistra nella grande vasca contenente l’Acqua Vergine, si può stare sicuri che a Roma si tornerà!

Venendo da Zurigo, dove i sogni son desideri di felicità, e nulla di più, la scoperta delle innumerevoli circostanze in cui si possono esprimere desideri, per non dire desiderata, mi ha sempre affascinato: il primo bagno dell’anno in mare sigillato con un coraggioso tuffo; il primo morso dato alla frutta di stagione; il momento magico prima di soffiare le candeline della torta di compleanno… ogni momento è buono per esprimere un desiderio. Per non parlare delle stelle cadenti nella notte di San Lorenzo!

Desideri in/espressi?

Questa sì un’usanza magica, quella del 10 agosto, che ho imparato ad apprezzare stando col naso all’insù in quella calda notte estiva, in riva al mare o sui terrazzi di una Roma deserta, facendo a gara con gli amici a chi ne vede di più, di stelle cadenti. Quanti desideri aleggiano nell’aria quella notte. Desideri inespressi, nel senso che non sono resi pubblici, pena la loro immediata dissolvenza nel nulla!

A volte mi dico: ma quant’era noiosa e grigia la mia vita prima di conoscere queste curiose usanze. Proveniente da un mondo che fa del pragmatismo la sua cifra, c’ho messo un po’ a farmi trascinare da questa magia. In fondo, non c’è nulla da perdere, anzi, c’è solo da guadagnare: in immaginazione, sogno, poesia. Sono momenti che, seppure durino non più di un nanosecondo – cioè il tempo di pensarli – rimangono lì, finché il desiderio non si realizza, se si realizza.

A Carlotta ho affidato i miei tre desideri, che poi è uno solo, ma più forte, perché moltiplicato per tre. Semmai si dovesse realizzare, prometto, lo leggerete su questa rubrica. Evviva la Garbatella: chissà che desiderio ha espresso prima di soffiare le sue 100 candeline?

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