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Una legge per salvare il Mediterraneo dalla plastica

L’11 maggio scorso, dopo un iter abbastanza travagliato, il Parlamento italiano ha approvato la cosiddetta legge Salvamare.

Pescatori, associazioni e tutti i lavoratori del mare aspettavano la Salvamare da tempo. Tra le varie novità introdotte dalla legge, infatti, ce n’è una che permette ai pescatori che, durante le loro battute di pesca, si trovano a raccogliere – volontariamente o involontariamente – i rifiuti in plastica che popolano i nostri mari a riportarli a terra e a buttarli nel contenitore dei rifiuti. 

“Sì, perché fino a prima dell’approvazione della legge – spiega a tvsvizzera.it Antonio, pescatore di Massa Lubrense, nella Penisola Sorrentina – i rifiuti che trovavo li dovevo ributtare in mare. Perché se la Guardia Costiera mi trovava con quei rifiuti in barca, rischiavo una multa”. Con l’approvazione della legge Salvamare i rifiuti trovati in mare non sono più considerati rifiuti speciali come invece accadeva prima.

È solo il primo passo

“L’iter per l’approvazione delle legge è stato lungo e non è ancora del tutto finito”, spiega a tvsvizzera.it Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, la Onlus che più si è battuta per portare alle Camere del Parlamento italiano una legge sul mare innovativa. 

“Ora c’è, il primo importante passo è stato fatto. Ma ora mancano i decreti attuativi per e pienamente operativi tutti i precetti previsti dalla legge”, continua la presidente Giugni. 

La possibilità, per i pescatori, di riportare a terra i rifiuti pescati in mare è solo la più evidente novità prevista dalla legge Salvamare. “Ci sono novità relative all’educazione nelle scuole – spiega Giugni – ma anche questioni più operative come la possibilità di installare nei fiumi dei sistemi di raccolta dei rifiuti galleggianti prima che arrivino in mare. Per capire l’importanza di questa novità basta pensare che ben l’80% della plastica che si trova nel Mediterraneo proviene dai fiumi”. 

E poi ancora: la necessità di effettuare delle Valutazioni di Impatto Ambientale quando si decide di costruire dissalatori lungo la costa perché il risultato della dissalazione è un concentrato di sale che, se gettato in mare senza precisi obblighi, può provocare la distruzione di interi habitat marini. 
“Una legge di questo tipo – spiega Rosalba Giugni – era indispensabile in Italia perché il Mar Mediterraneo è in forte stress. Si tratta di un mare chiuso con importanti problemi di ricambio delle acque: ci vogliono circa 80 anni per quelle superficiali e tempi biblici per quelle profonde. I rifiuti che arrivano tramite i fiumi rimangono lì per tempi lunghissimi”. 

Ancor prima dell’approvazione della legge Salvamare, qualcosa si era già provata a fare. È il caso delle Aree Marine Protette, zone di mare circoscritte, dalle straordinarie bellezze ambientali, dove è in vigore una normativa limitativa e protettiva dell’habitat, delle specie e dei luoghi. 

“Quando abbiamo cominciato nel 1985 – racconta la presidente di Marevivo – non ce n’erano in Italia. Oggi sono 32. Ne abbiamo più di chiunque altro nel Mediterraneo. Le Aree Marine Protette hanno dimostrato che lì dove il mare viene rispettato e protetto la vita ritorna, si rigenerano gli habitat e la biodiversità è preservata”. 

L’economia circolare dei rifiuti

E proprio in una di questi luoghi, l’Area Marina Protetta di Punta Campanella, l’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del CNR ha previsto un progetto per sfruttare, nell’ambito dell’economia circolare, i rifiuti raccolti e portati a riva dai pescatori dopo l’approvazione della Legge Salvamare. 

Marcella De Martino, responsabile scientifica del progetto, spiega a tvsvizzera.it: “Siamo partiti dall’idea di utilizzare soluzioni tecnologiche innovative per favorire un riciclo dei rifiuti marini e allo stesso tempo sperimentare modelli economici che possano generare del valore aggiunto sul territorio”. 

E così, dopo un’analisi della tipologia di rifiuti raccolti nell’area di riferimento e dopo aver studiato le modalità di conferimento e raccolta, il progetto porterà all’individuazione di modalità di riciclo che possano trasformarli in una nuova risorsa. Un altro effetto positivo della Legge Salvamare. 

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