Kajori Massé-Basu
Angry Brides
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Non sono un’ombra,
anche se un’ombra
si diparte da me.
Sono una moglie.
Sylvia Plath
È stato tutto per colpa della motocicletta, sì, certo, è per colpa di
quell’ammasso di ferraglia rossa se mi ritrovo qui, non solo morta
ma pure sfigurata dal fuoco. Per fortuna dove siamo ora, in questa
specie di aldilà al femminile, anche se siamo ferite a morte, le
ferite scompaiono, sarà una ricompensa per quel che abbiamo
dovuto passare da vive, fatto sta che si torna tutte lisce come culetti
di bambino, qualche vantaggio noi donne ce l’abbiamo, almeno
da decedute. Era meglio avercelo prima però, io poi son
stata particolarmente sfortunata…
Se solo mio fratello Harshad non avesse portato a casa quella
motocicletta fiammante! Se l’era comprata a rate, appena assunto
come tecnico informatico di secondo livello al Jaipur Computer
Center, ci avrebbe messo quasi dieci anni per pagarla tutta, e con
gli interessi alla fine gli sarebbe costata quasi come una casa. Ma
non ha sentito ragioni, tanto lui di spese non ne ha, mangia beve e
dorme ancora in casa con noi, anzi con loro, perché io un anno fa
ho trovato marito, no precisamente me l’hanno trovato i miei genitori:
siamo tre sorelle, tre femmine, e caro gli costiamo ai miei,
moltiplica una dote per tre e capisci la disperazione in casa mia.
E poi ora con questo Pil che cresce all’impazzata hanno tutti la
febbre dei consumi qui in India, ai futuri suoceri e al futuro marito
non gli basta più un mucchietto di gioielli falsi e qualche
metro di sari per accettare una nuora, adesso vogliono una dote
ricca. Sono diventati tutti avidi, ora ci devi aggiungere anche la
radio, la televisione e il ventilatore, meglio ancora il condizionatore
elettrico che sputa aria fredda nelle giornate asfissianti prima
dei monsoni. Purtroppo la sera degli accordi tutta la famiglia del
mio promesso sposo è venuta a casa nostra e ha visto la moto di
mio fratello. Non hanno voluto sentire ragioni e i miei genitori
pur di chiudere l’affare e liberarsi almeno di una figlia gli hanno
concesso anche la moto. Mai pensavano che, alla notizia, quel
matto di Harshad sarebbe scappato di casa come un fulmine a
tutta velocità sul suo adorato bolide.
Dopo un mese dal matrimonio la moto ancora non arrivava e
le richieste si sono fatte sempre più pressanti. I miei suoceri mi
torturavano tutti i giorni: «E quando torna? Quando riporta la
moto? È roba nostra, lo denunciamo per furto…». Mio padre ha
pure provato a portarne un’altra, sempre rossa, ma un vecchio
modello russo che a malapena si metteva in moto con la rincorsa,
ci è mancato poco che i cognati lo riempissero di botte.
Mio marito smaniava e tutta la sua famiglia mi trattava come
un animale, dormivo per terra in cucina, mi prendevano a calci
quando passavano, avevo tradito le loro aspettative, non valevo
più niente ai loro occhi.
Nel mio Paese la dote è una cosa seria, molti uomini si sposano
solo per quella, oltre che per avere una schiava dentro casa,
s’intende.
Pensate, ogni quattro ore una sposa indiana viene uccisa dalla
famiglia del marito per non aver pagato la dote pattuita, più di
ottomila omicidi di giovani donne all’anno. Ma con una giustizia
compiacente sono tutti archiviati come incidenti domestici. Ormai
i giornali neanche ne parlano, non fanno più notizia, la storia
è risaputa: stranamente queste giovani mogli vengono sempre
trovate mezze carbonizzate vicino ai fornelli della cucina, colpa
delle stufe difettose, ottomila spose maldestre che ogni anno casualmente
si cospargono di cherosene e prendono fuoco. Forse i
loro mariti distratti buttano per sbaglio un fiammifero acceso
proprio lì, volevano solo fumarsi una sigaretta dopo cena, e poi
all’improvviso è successo quel che è successo…
E sono pronti per un nuovo accordo matrimoniale che si augurano
più fruttuoso. Magari stavolta non metteranno in lista
solo una moto ma anche un bel casco nuovo e un giubbetto di
pelle come quelli che indossano i duri nei film di Bollywood.
Un vecchio detto indiano recita: «La morte di una donna dà
al marito la possibilità di accaparrarsi una seconda dote. La
morte di un bufalo, invece, è un disastro economico per l’intera
famiglia».
Nella prossima vita, se posso, vorrei reincarnarmi in bufalo.
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