Frontalieri, “riforma a regime solo tra 10 anni”
Il capodelegazione italiano Vieri Ceriani precisa a Lavena Ponte Tresa i termini dello "splitting fiscale" concordato con Berna. Ma sui tempi di applicazione si profila un braccio di ferro
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Ceriani sui tempi della riforma
Ci vorranno almeno 10 anni prima che la riforma fiscale che riguarda i frontalieri e che verrà concordata nei dettagli entro l’estate da Svizzera e Italia sia completamente a regime. Lo ha detto il sottosegretario all’economia italiano Vieri Ceriani intervenuto a Lavena Ponte Tresa (Varese) a un incontro con gli amministratori locali di confine. Ceriani, che presiede la delegazione di Roma alle trattative con la Confederazione sfociate con la firma del relativo Protocollo lo scorso 23 febbraio a Milano, ha voluto rassicurare sulla gradualità degli effetti dell’intesa sui frontalieri, preoccupati per il previsto aggravio fiscale cui dovranno far fronte.
Il nuovo regime
In particolare il consulente del ministro Gian Carlo Padoan ha precisato che l’accordo relativo ai lavoratori italiani pendolari in Svizzera, una volta sottoscritto e ratificato dai rispettivi parlamenti, entrerà verosimilmente in vigore nel 2018 e per il primo anno questa particolare categoria di contribuenti beneficerà di una deduzione speciale affinché rimanga sostanzialmente inalterato il loro carico tributario. Inoltre i frontalieri potrebbero ricevere dall’Agenzia delle entrate una dichiarazione precompilata che dovrebbe agevolare gli oneri burocratici nei confronti dell’amministrazione.
Come si sa da tale data i frontalieri, che attualmente vengono imposti alla fonte solamente dalla Svizzera (che ristorna ai comuni di frontiera, via Roma, il 38,8% di quanto preleva), saranno assoggettati al fisco italiano che in un periodo più o meno lungo – come ha rilevato Ceriani – applicherà una tassazione analoga a quella degli altri contribuenti della Penisola. Il cosiddetto splitting fiscale prevede infatti che i cantoni continueranno a tassare i frontalieri trattenendo il 70% delle imposte di loro competenza ma questi redditi saranno comunque assoggettati al regime tributario italiano.
Sei scenari sul tavolo
L’incognita riguarda proprio le trattative in corso con Berna. Le due parti finora sono giunte solo a un’intesa preliminare sulla questione frontalieri, che è stata quella più complicata da negoziare, ha precisato Ceriani: “in Ticino siamo in campagna elettorale” e “dovevamo subire pressioni ogni sei mesi”, ha ripetuto il sottosegretario di Stato, che ha anche ricordato i provocatori manifesti UDC della campagna “balairatt” . E tra i sei scenari sul tavolo c’era anche quello di un’unica imposizione effettuata dall’Italia con ristorno “al contrario” di tributi alla Svizzera. Alla fine è prevalsa la “road map” che dovrebbe sfociare nell’intesa specifica entro l’estate ma a questo punto Berna (e il Ticino) premono per tempi molto più celeri – si parla di 5 anni al posto dei 10 e più delineati oggi da Ceriani – nell’applicazione completa del nuovo regime fiscale sui frontalieri. I prossimi mesi ci diranno chi vincerà questo ultimo braccio di ferro tra Berna e Roma.
Leonardo Spagnoli
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