Fabiola Gianotti
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Fiore di loto
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Alda Merini, Sono nata il ventuno
È bella l’aria frizzante la mattina, quando si esce presto e gli uomini
del mercato non hanno ancora sistemato le piramidi di fiori
profumati sui banchi. Con la mia piccola divisa della scuola attraverso
la folla di Peshawar a spalle dritte, sembro una soldatessa
fiera ma il mio esercito è composto solo da giovani donne armate
di buone intenzioni e di un gran desiderio di cambiare se non il
corso della storia, almeno il proprio destino.
A giugno avrei fatto l’esame e nonostante il parere contrario di
tutta la famiglia mi sarei iscritta all’università, facoltà di legge di
Bangalore, India.
Ho sempre sognato di fare l’avvocato, anche se mia madre pregava
tutte le notti perché cambiassi idea, le ragazze che vogliono
studiare rischiano grosso nel mio Paese, è meno pericoloso fare la
puttana, buffo no?
Due uomini in motocicletta hanno fermato lo scuolabus e mi
hanno sparato in fronte. I talebani hanno capito tutto, una don-
na istruita rischia veramente di cambiare il mondo, meglio farci
fuori prima del diploma, un’esecuzione plateale, un segnale per
tutte e si chiudono i libri per sempre.
Mi hanno detto che i venditori di fiori di loto di Bangalore
con un solo tocco magico riescono a trasformare un bocciolo ancora
chiuso in un fiore spalancato sul mondo. Io invece rimarrò
per sempre un bocciolo.
Non abbiate paura, ho perso solo una battaglia, le mie compagne
di classe non si arrendono, sono ancora armate, hanno nascosto
la divisa e i quaderni sotto lo scialle… Mentre fanno finta di
essere ignoranti, stanno già vincendo la guerra.
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