Carla Del Ponte
Lo sapevano tutti
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Lo sapevano tutti
Gliel’aveva detto a tutti, a mia madre, a mia suocera, ai carabinieri,
ai colleghi di lavoro, quando ti dico tutti è tutti. L’aveva detto
anche agli amici del bar e ai vicini di casa, al postino, agli imbianchini
che erano venuti a dare una rinfrescata alle pareti della cucina.
Lo sapevano proprio tutti, anche quelli del distributore di
benzina, pure alla sala giochi lo sapevano tutti e anche i clienti del
salumaio, l’aveva detto pure a loro che mi avrebbe ammazzata. E
infatti quando l’ha fatto non si è meravigliato nessuno. Già lo
sapevano.
Sui giornali hanno scritto: «Un raptus improvviso di follia»,
ma quando mai? Erano anni che lo diceva ai quattro venti… A
me veramente mi è sembrata una morte annunciata, io c’ho avuto
l’annunciazione come la Madonna, bella, chiara, risaputa, una
bella soddisfazione in un Paese dove non si sa mai niente, la chiamano
l’Italia dei misteri, ma quelli veri che rimangono misteri
per anni e anni… Ustica, la strage di Bologna, qualcuno sa qual-
cosa? Niente. Qualcuno c’ha capito qualcosa? Buio. E invece
quando sono morta io lo hanno capito subito tutti che mi aveva
ammazzata mio marito, e certo, gliel’aveva detto a tutti che lo
faceva e l’ha fatto. Son soddisfazioni.
Una sola cosa non mi torna, ma se lo sapevano tutti perché
gliel’hanno lasciato fare?
E io, perché gliel’ho lasciato fare?
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