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scultura con anelli olimpici

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

Sabato Zurigo ha accolto la Street Parade. Tra le centinaia di migliaia di persone che hanno partecipato all'ormai immancabile appuntamento dedicato dalla musica elettronica, vi era anche un ospite d'eccezione. Il presidente della Confederazione Alain Berset si è unito alla folla e ha ballato su uno dei carri della parata. Il consigliere federale, che lascerà l'incarico alla fine dell'anno, è stato il primo membro del Governo a partecipare a questa manifestazione, nata nel 1992.

loghi ubs e credit suisse
© Keystone / Ennio Leanza

Circa 4’000 piccoli azionisti e azioniste di Credit Suisse hanno intentato causa per le perdite subite nell’ambito dell’operazione di acquisto della ex seconda banca svizzera da parte di UBS.

Due denunce sono state presentate lunedì presso il Tribunale commerciale di Zurigo. Le azioni legali sono state avviate dall’Associazione svizzera per la protezione degli azionisti (SASV) e dalla start-up losannese Legalpass. Complessivamente a queste iniziative hanno aderito circa 4’000 persone che detenevano azioni della banca elvetica. A UBS viene chiesto un risarcimento adeguato.

Ciò che viene contestato è il prezzo pagato per ognuno di questi titoli. Hanno ricevuto solo un’azione UBS per ogni 22 azioni Credit Suisse. Il prezzo di acquisto rappresentava quindi 76 centesimi per azione Credit Suisse, mentre il titolo aveva chiuso la sessione di trading il venerdì precedente l’acquisto a 1,86 franchi.

Oltre al Tribunale commerciale di Zurigo, del dossier Credit Suisse- UBS si sta occupando anche il Tribunale amministrativo federale di San Gallo. Numerose denunce sono state presentate contro la decisione dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) di azzerare il valore delle obbligazioni di tipo AT1 di Credit Suisse. Prima dell’acquisto, questi titoli valevano circa 16 miliardi di franchi.

immagine della terra con bandierine svizzere
swissinfo.ch

Dopo aver presentato l’Unione democratica di centro e il Partito socialista, proseguiamo la nostra serie sui principali partiti svizzeri in vista delle elezioni federali del 22 ottobre. Oggi in primo piano vi è il Partito liberale radicale (PLR).

L’erede del partito all’origine della Svizzera moderna, che per decenni ha dominato la vita politica svizzera, oggi figura in terza posizione. Alle ultime elezioni del 2019 ha conquistato il 15,1% dei suffragi in Consiglio nazionale. Da oltre 30 anni, il PLR ha una sezione internazionale, che conta circa 200 membri in oltre 30 Paesi.

Nel suo manifesto elettorale, pubblicato in vista delle elezioni di ottobre, il PLR internazionale formula tre proposte principali: una politica che tratti gli svizzeri e le svizzere all’estero come cittadini/e a tutti gli effetti, in particolare puntando sulla digitalizzazione e il voto elettronico, relazioni solide tra la Svizzera e l’UE e il sostegno al PLR svizzero nel suo lavoro.

Contrariamente ad altri partiti, il PLR non presenta liste di svizzere e svizzeri all’estero. Il partito preferisce incoraggiare la rappresentanza indiretta della diaspora elvetica in Parlamento. “Con la nostra sezione internazionale, sensibilizziamo i e le parlamentari sui temi che riguardano gli svizzeri e le svizzere all’estero”, spiega Helen Freiermuth, presidente del PLR Internazionale. Inoltre, la sezione può raccomandare candidate e candidati che si impegnano a favore della Quinta Svizzera.

carrello del vagone di un treno
Keystone / Sbb

Il deragliamento di un treno merci avvenuto giovedì all’interno della galleria di base del San Gottardo è stato verosimilmente causato dalla rottura di una ruota di un vagone.

È quanto ha indicato all’agenzia Keystone-ATS Christoph Kupper, del Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI), l’organo incaricato di far luce su questo genere di incidenti. Al momento non è chiaro come si è verificata la rottura, ha precisato Kupper. Potrebbero esserci influenze esterne o “fratture” dovute all’usura. Per fare chiarezza, le parti delle ruote rinvenute saranno esaminate tramite analisi metallografica.

Il treno merci ha deragliato nel primo pomeriggio di giovedì presso la stazione multifunzionale di Faido, danneggiando gravemente la porta tagliafuoco che separa i due tubi del tunnel. Concretamente, il convoglio, che giungeva a una velocità di 100 km/h, si è spezzato in due e una parte di esso è finita contro il cancello di cambio corsia. Parte del binario è stato divelto.

L’incidente non ha causato feriti, ma ha provocato ingenti danni materiali. Da allora, i treni non possono più circolare nella galleria di base e sono deviati lungo la vecchia linea di montagna. Le Ferrovie federali svizzere sperano di poter riaprire una delle due canne del traforo nei prossimi giorni.

scultura con anelli olimpici
Keystone / Laurent Gillieron

In Svizzera si torna a parlare di Giochi olimpici invernali. Swiss Olympic, la federazione ombrello dello sport svizzero, ha lanciato uno studio di fattibilità per determinare se e a quali condizioni la Confederazione potrà ospitare l’evento nel 2030, 2034 o 2038.

Al di là di quelle che saranno le conclusioni della ricerca, Swiss Olympic e le federazioni svizzere degli sport invernali hanno già identificato alcuni requisiti: la manifestazione non dovrà essere associata a nessuna città o regione in particolare; sarà invece la Svizzera in quanto tale ad organizzarli. La Confederazione diventerebbe così il primo “Paese ospitante” nella storia delle Olimpiadi.

Swiss Olympic rileva inoltre che la Svizzera è già una piattaforma importante per gli sport invernali. Per 13 delle 14 discipline, la Confederazione disporrà entro la fine del decennio di infrastrutture moderne e adeguate. Solo per il pattinaggio di velocità manca un potenziale sito di competizione. Gli investimenti non dovrebbero così essere troppo onerosi.

Nel corso della storia, la Svizzera ha organizzato due volte le Olimpiadi invernali, nel 1928 e nel 1948, entrambe le volte a Sankt Moritz. Negli ultimi 35 anni, la Confederazione ha tentato di aggiudicarsi l’organizzazione del prestigioso evento ben otto volte, senza però mai riuscirci.  Ad andarci più vicini erano stati Sion e il Vallese, che erano praticamente sicuri di ottenere l’organizzazione dei Giochi invernali del 2006. Ad aggiudicarseli fu però Torino.

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