La difficile situazione in Siria, in Iraq e in Afghanistan continua a spingere quotidianamente migliaia di persone a cercare rifugio in altri paesi. La via di fuga passa spesso attraverso la Turchia, paese che ospita oggi due milioni di profughi. La maggior parte dei quali vorrebbe raggiungere altre mete.
Nel reportage da un ambulatorio per rifugiati siriani alla periferia di Istanbul, incontriamo la dottoressa Roda, ginecologa siriana che opera in una sala di sei metri per due. La sua permanenza non è però garantita, esattamente come per i rifugiati: la legge turca non prevede un diritto di asilo permanente.
“Per questo la maggior parte delle mie pazienti vuole andare via da qui e raggiungere qualche paese europeo”, spiega. “Non hanno un lavoro, non hanno soldi, non hanno un alloggio degno e i loro bambini non vanno a scuola.”
Le stime dicono che circa tre quarti dei bambini, figli di rifugiati, non possono frequentare la scuola. Una vita senza prospettive.
L’Unione europea intende ora aiutare la Turchia nella gestione dei rifugiati con un contributo di circa tre miliardi di euro. La speranza è che così facendo molti rifugiati decidano di restare nel Paese. Ma perché questo accada, servono nuove leggi che Ankara difficilmente vorrà adottare.
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