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Ginevra dice stop a Uber

Il cantone Ginevra ha vietato a Uber di continuare l'attività alle condizioni attuali. L'azienda californiana specializzata nei trasporti con automobili private ha già annunciato che presenterà un ricorso, che avrà effetto sospensivo, fino alla decisione della giustizia cantonale.

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 novembre 2019 - 21:00
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 01.11.2019)
Keystone / Salvatore Di Nolfi


Le autorità ginevrine hanno eseguito un'analisi giuridica del caso di Uber, ha spiegato all'agenzia ats il ministro cantonale Mauro Poggia. Dopo l'indagine, il cantone ha ritenuto che la società californiana deve essere considerata come un'azienda di trasporti, i cui conducenti devono essere trattati come impiegati.

L'amministrazione ginevrina ritiene inoltre che Uber non rispetti gli accordi bilaterali con l'Unione europea. Durante le discussioni è emerso che i responsabili non sono basati in Svizzera, ma nei Paesi Bassi. I lavoratori distaccati possono svolgere un'attività in Svizzera per un massimo di 90 giorni l'anno, ha ricordato Poggia.

Uber deve in quindi rispettare, secondo le autorità, la legge cantonale sui trasporti con conducente e il codice delle obbligazioni. 

Il cantone di Ginevra sta seguendo le orme dello Stato della California, che a settembre ha costretto Uber ad assumere i suoi autisti. 

Uber, dal canto suo, ritiene di essere un semplice fornitore che stipula un contratto di partenariato con i conducenti che intendono utilizzare la piattaforma. L'azienda dichiara di non comprendere la decisione delle autorità e sottolinea che la sua attività rientra perfettamente nel quadro legale che regola anche le attività delle imprese che operano secondo un nuovo modello economico.

Uber ha già annunciato che presenterà ricorso contro la decisione presso la Corte di giustizia di Ginevra. Il ricorso avrà effetto sospensivo, il che significa che Uber potrà continuare l'attività nel cantone fino al responso.

Una sconfitta in tribunale potrebbe costare caro al gigante statunitense. Per evitare procedimenti penali, la società sarebbe costretta a pagare retroattivamente i contributi previdenziali dalla fine del 2014, data in cui si è insediata a Ginevra, ha osservato Poggia.

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Unia: "Bene, ora è il turno degli altri cantoni"

La reazione del sindacato UniaLink esterno alla decisione del canton Ginevra non si è fatta attendere. "Finora i cantoni si sono rifiutati di mettere Uber di fronte alle proprie responsabilità. Come conseguenza Uber ha potuto, de facto, utilizzare il lavoro nero per sottrarre milioni ai salariati", scrive Unia.

Il sindacato chiede che "anche altri cantoni seguano l'esempio e prendano le misure necessarie affinché Uber versi ai suoi conducenti le prestazioni sociali". 

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