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Le immancabili critiche al pallone dei Mondiali

Si chiama 'Telstar 18' e sarà il pallone utilizzato ai Campionati del mondo di calcio in Russia. La nuova palla ha ricevuto il label di qualità dal Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca Empa.

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Alla vigilia di quasi ogni Mondiale la polemica scoppia puntuale come un orologio svizzero: il pallone con cui si giocherà ha praticamente tutti i difetti possibili ed immaginabili.

Nel 2006 Gigi Buffon ebbe da ridire sul ‘Teamgeist’, ciò che non gli impedì poi di sollevare la Coppa al cielo. Quattro anni dopo, lo stesso portiere italiano definì “indecente” il ‘Jabulani’. In questo caso forse a ragione – almeno dal suo punto di vista – poiché la nazionale azzurra uscì già al primo turno. In Brasile nel 2014 andò un po’ meglio: il ‘Brazuca’ non provocò eccessive levate di scudi.

Quest’anno invece la polemica si è riaccesa con il ‘Telstar 18’. “È strano, prende traiettorie imprevedibili. Al Mondiale prepariamoci a vedere tantissimi gol da lunga distanza. Decifrarne la direzione è impossibile. E poi è coperto anche da uno strato di plastica che lo rende difficile da bloccare. Potevano fare di meglio” si è lamentato Pepe Reina. Sulla stessa lunghezza d’onda il suo connazionale David De Gea, il quale ha chiesto, senza troppe speranze, che venga migliorato.

Non sarà che i portieri vogliano correre anticipatamente ai ripari in caso di clamorose papere? In ogni caso gli esperti del Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricercaCollegamento esterno (Empa) sono sicuri del fatto loro: il nuovo pallone soddisfa tutti i requisiti.

Fattore ottico

Da 22 anni l’istituto svizzero testa per la Fifa la qualità dei palloni ufficiali. Gli esami sono rigorosissimi. Ad esempio il pallone viene scagliato contro un muro d’acciaio 2’000 volte a una velocità di 50 km/h e alla fine deve mantenere la sua forma originale.

La palla viene anche schiacciata 250 volte nell’acqua e non deve assorbire liquido né perdere aria.

Allora, le critiche dei portieri sono veramente ingiustificate? Secondo Martin Camenzind, ingegnere dell’Empa, un fattore può giocare un ruolo, ovvero l’ottica. Il ‘Telstar 18’ non è costituito da esagoni e pentagoni tradizionali, ma da elementi asimmetrici. Questo potrebbe dare l’impressione, soprattutto con determinate illuminazioni, che il pallone tenda a svolazzare, perché “i motivi impressi non vengono percepiti come uniformi a seconda della traiettoria”.

Probabilmente non basterà per rassicurare gli estremi difensori. E alla prima papera con qualche tiro da lontano l’imputato numero uno sarà probabilmente lui, il pallone! Di una cosa si può comunque essere certi: gli ingegneri dell’istituto svizzero non fanno favoritismo: da quando effettuano i test, la nazionale rossocrociata non ha mai superato lo scoglio degli ottavi di finale.

Due finali, tre palloni

Ai primi Mondiali del 1930 in Uruguay, la finale venne giocata utilizzando due palloni diversi. Tra le due finaliste – Argentina e Uruguay – vi fu un’incomprensione su chi avrebbe messo a disposizione il pallone per l’atto conclusivo. Si arrivò così a un compromesso: il primo tempo fu giocato con la Pelota argentina e il secondo con il Model T uruguaiano.

Il pallone più detestato di tutti – almeno in Brasile – è sicuramente quello utilizzato per la finale tra la nazionale verde-oro e l’Uruguay al Maracanà nel 1950. Dopo la vittoria a sorpresa degli uruguaiani, molti volevano distruggere “A Bola do Maracanazo“, il pallone cucito a mano con sopra le firme di tutti i giocatori della nazionale celeste. La palla riuscì però ad essere messa in salvo e a sopravvivere per 62 anni in Brasile. Nel 2012, due anni prima dei Mondiali organizzati di nuovo in Brasile, una casa d’aste brasiliana vendette il pallone ‘maledetto’, oggi custodito in Uruguay, nel museo del football di Montevideo.

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