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Turismo di massa, una minaccia per le Alpi

Le celebri vette di Eiger, Moench e Jungfrau viste dalle rive del lago di Thun.
Le celebri vette di Eiger, Moench e Jungfrau viste dalle rive del lago di Thun. © Keystone / Peter Schneider

La paura del coronavirus sta costringendo molti turisti a prediligere le mete nazionali rispetto a quelle oltreconfine o esotiche.

In questi giorni le Alpi e i laghi svizzeri sono letteralmente presi d’assalto da una massa di persone che non si era probabilmente vista nemmeno negli anni ’60 e ’70 quando le possibilità di spostamento erano assai più limitate.

Ma il fenomeno, che può senz’altro dare una boccata d’ossigeno agli operatori del settore, che hanno visto i loro utili ridursi sensibilmente a causa del lockdown e della crisi economica provocata dalla crisi sanitaria, non è privo di effetti indesiderati.

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La pandemia, ha affermato il direttore della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (FP) Raimund Rodewald, sta provocando un assalto alle Alpi e il turismo di massa rischia di distruggere la sua stessa essenza, il territorio, un fattore determinante per il benessere di ogni essere umano.

Come esempio emblematico l’esperto cita,  nell’intervista alla Neue Zürcher Zeitung, la nuova funivia di Grindelwald, che tra non molto dovrebbe portare un milione di turisti all’anno sullo Jungfraujoch. Ma così facendo, avverte, finirà per compromettere la vista sulla celebre parete nord dell’Eiger.

Per molto tempo, indica Raimund Rodewald, si è creduto che fosse meglio per il paesaggio avere poche località turistiche altamente sviluppate, in modo da risparmiare altre aree, ma occorre invece abbandonare questo “mordi e fuggi”.

In questo senso l’era dell’arrivo in vetta da tutte le parti, con funivie tecnologiche ad alte prestazioni, dovrebbe essere archiviata. Per un turismo consapevole, inteso come autentica esperienza individuale che si contrappone al turismo di massa, dovremmo conservare i nostri paesaggi in modo che suscitino la nostra curiosità. Con il semplice escursionismo in luoghi sconosciuti, riflette Raimund Rodewald, si possono vivere le esperienze più intense.

Quali sono allora i luoghi nella Confederazione che meritano di essere segnalati? In proposito il direttore cita la Schönthal e la Riemenstaldnertal nel canton Svitto o la Val Monastero nei Grigioni.

Ma la quintessenza di un paesaggio bello e toccante, a suo giudizio, è la Valle di Muggio, “la valle più meridionale della Svizzera che si trova nel punto d’incontro fra la regione alpina e quella mediterranea e offre un’enorme ricchezza di panorami, cultura architettonica, natura e persone che si impegnano per il loro paesaggio”.

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