La Svizzera e la guerra nel Medio Oriente dal 7 ottobre 2023 ad oggi

Dal 7 ottobre 2023, la Svizzera, depositaria delle Convenzioni di Ginevra, ha ripetutamente sottolineato la necessità di porre fine alle ostilità in Medio Oriente. Le sue posizioni sono state soggetto di critiche per l'eccessiva indulgenza nei confronti di Israele.
Il 7 ottobre 2023, Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno attaccato Israele, uccidendo più di 1’100 personeCollegamento esterno e portando a Gaza circa 251 ostaggi.
Israele ha risposto con un’operazione militare su larga scala nella Striscia di Gaza. Le autorità sanitarie palestinesi affermano che la campagna terrestre e aerea dell’esercito israeliano contro i militanti di Hamas ha ucciso oltre 67’000 personeCollegamento esterno dall’inizio del conflitto due anni fa, con quasi un terzo dei morti di età inferiore ai 18 anni.
In settembre, Israele ha lanciato un’offensiva sulla città di Gaza, utilizzando attacchi aerei, artiglieria e incursioni via terra. In un rapportoCollegamento esterno pubblicato il 16 settembre, una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite afferma che Israele ha commesso genocidio contro i palestinesi di Gaza. Israele ha respinto le conclusioni del rapporto.
Un gruppo di monitoraggio internazionale ha avvertito, nel mese di luglio, che a Gaza si stava verificando una carestia senza precedentiCollegamento esterno da quando l’esercito israeliano ha posto l’enclave sotto blocco umanitario all’inizio di marzo 2025.
>>> L’edizione del 6 ottobre 2025 della trasmissione della RSI 60 Minuti dedicata agli ultimi sviluppi della situazione in Medio Oriente:
Negli ultimi due anni, la Svizzera ha continuato a offrire i suoi buoni uffici per sostenere la ripresa dei colloqui di pace. Al contempo, ha definito Hamas un’organizzazione terroristica, si è astenuta dal riconoscere uno Stato palestinese e ha preso in considerazione la possibilità di porre fine ai suoi contributi finanziari all’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che sostiene le rifugiate e i rifugiati palestinesi.

Da ottobre a dicembre 2023: la nomina di Hamas a organizzazione terroristica
Berna ha condannato con forza gli atti di terrorismo commessi da Hamas, ha riconosciuto il diritto legittimo di Israele di garantire la propria sicurezza e difesa e ha invitato tutte le parti a rispettare il diritto umanitario internazionale per proteggere la popolazione civile.
In seguito agli attacchi, la Confederazione ha organizzato voli per circa 700 residenti svizzeri da Tel Aviv a Zurigo e ha stanziato 90 milioni di franchi per gli aiuti umanitari in Medio OrienteCollegamento esterno.
11 ottobre: quattro giorni dopo l’attacco, il Governo elvetico ha dichiarato di voler mettere al bando Hamas in Svizzera. A novembre è stata presentata una legge che è entrata in vigore nel maggio 2025.
Si tratta di un’inversione di rotta rispetto alle precedenti politiche svizzere in Medio Oriente, in cui Berna si poneva come potenza mediatrice, senza designare Hamas come organizzazione terroristica.

Altri sviluppi
Divieto di Hamas: la Svizzera neutrale prende posizione
29 dicembre: in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 2023 e 2024, la SvizzeraCollegamento esterno, che non ha potere di veto, ha sottolineato in una riunione d’emergenza a New York la necessità di una soluzione politica duratura in Medio Oriente.
La Confederazione ha ribadito il suo sostegno alla soluzione dei due Stati delineata dall’ONU, basata sui confini del 1967.

2024: la crisi degli aiuti umanitari a Gaza
Nel 2024, Israele ha aumentato la portata della sua campagna militare a Gaza, con attacchi aerei prolungati, incursioni di terra e l’imposizione di blocchi alle forniture. La situazione umanitaria nella città si è deteriorata bruscamente, mentre la violenza si è intensificata anche in Cisgiordania tra coloni ed esercito israeliano e palestinesi.
Nonostante i ripetuti appelli internazionali per un’attenuazione degli scontri, non è stato raggiunto un cessate il fuoco duraturo e i negoziati di pace sono rimasti a un punto morto.
La Confederazione ha sottolineato che tutte le parti coinvolte nel conflitto israelo-palestinese devono attenersi rigorosamente al diritto umanitario internazionale, senza eccezioni, e ha insistito sulla soluzione dei due Stati.
In seguito alle accuse di Israele, secondo cui diversi membri del personale dell’UNRWA avrebbero preso parte agli attacchi di Hamas, il Parlamento svizzero ha discusso per tutto il 2024 di porre fine ai suoi contributi all’organizzazione.
Discussioni che sono giunte alla conclusione che qualsiasi finanziamento all’UNRWA deve prima essere discusso dalle Commissioni per gli affari esteri.
18 aprile: il Consiglio di Sicurezza dell’ONU votaCollegamento esterno a favore di una risoluzione che raccomanda l’adesione a pieno titolo della Palestina alle Nazioni Unite. La risoluzione ha ricevuto 12 voti a favore, due astensioni (da parte del Regno Unito e della Svizzera) e alla fine ha ricevuto il veto degli Stati Uniti, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio.
La posizione statunitense ha impedito alla risoluzione di passare all’Assemblea generale dell’ONU, dove sarebbe stata necessaria una maggioranza di due terzi per l’ammissione della Palestina come Stato membro a pieno titolo.
La Svizzera ha dichiarato di essersi astenuta dal voto perché l’ammissione non contribuirebbe, in questa fase, ad allentare le tensioni o a promuovere gli sforzi di pace in Medio Oriente.
19 luglio: la Corte internazionale di giustizia (CIG) emette un parere consultivoCollegamento esterno che dichiara illegale la presenza di Israele nei territori palestinesi occupati. Berna ha sostenuto questa posizione.
18 settembre: la Svizzera si è astenuta da un voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a sostegno del parere della CIG, pur ribadendo il proprio impegno nei confronti del diritto internazionale. Ha sostenuto che alcuni punti della risoluzione adottata il 18 settembre andavano oltre il parere consultivo. In particolare, la scadenza di 12 mesi per il ritiro di Israele dai Territori palestinesi occupati senza menzionare come sarebbe stata garantita la sicurezza. “La nostra astensione non diminuisce in alcun modo il nostro impegno a rispettare e garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale in tutti i Territori palestinesi occupati”, è stato dichiaratoCollegamento esterno.
2025: la carestia nella Striscia di Gaza

Nonostante i continui appelli internazionali per un cessate il fuoco, le ostilità in Medio Oriente continuano. Secondo le Nazioni UniteCollegamento esterno, da luglio l’intera popolazione di Gaza rischia di morire di fame. Ciò ha suscitato critiche internazionali nei confronti di Israele e ha spinto quest’ultimo a consentire l’ingresso di aiuti nell’enclave.
Il divietoCollegamento esterno israeliano nei confronti dell’UNRWA è entrato in vigore il 30 gennaio, complicando ulteriormente la distribuzione degli aiuti a Gaza. Senza dimenticare la chiusura dei valichi di frontiera della StrisciaCollegamento esterno, che ha impedito impedito l’ingresso di cibo, acqua e aiuti umanitari nel territorio da marzo a metà maggio.
6 marzo: una conferenza prevista a Ginevra sulla protezione della popolazione civile nei territori palestinesi è stata cancellata a causa di profondi disaccordi tra le parti coinvolte. La Svizzera è stata criticata per non essere riuscita ad organizzare l’incontro come richiesto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’obiettivo della conferenza era quello di riaffermare la protezione dei civili e delle loro proprietà nei territori palestinesi occupati.
15 maggio: inizia la messa al bando, della durata di cinque anni, di Hamas in Svizzera.
21 maggio: la Confederazione s’impegna a versare 10 milioni di franchi svizzeri all’UNRWA nel 2025, in linea con il contributo del 2024, per sostenere le sue attività in Giordania, Libano e Siria.
30 maggio: il Governo elvetico condanna l’approvazione da parte di Israele di 22 nuovi insediamenti in Cisgiordania nei territori palestinesi occupati.
Inizio giugno: il ministro degli Esteri Ignazio Cassis affronta le molte critiche interne per la sua percepita indulgenza nei confronti di Israele. Un rimprovero che sembra partire anche dal suo stesso teamCollegamento esterno al Dipartimento federale degli Affari esteri.
10-11 giugno: Cassis, sotto pressioneCollegamento esterno interna, si reca in Medio Oriente, il suo primo viaggio nella regione dopo gli attacchi di Hamas. Durante la sua visita a Gerusalemme, il consigliere federale ha sottolineato gli obblighi di Israele ai sensi del diritto umanitario internazionale, in particolare il suo dovere, in quanto potenza occupante, di garantire l’accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari. Il ministro degli Esteri ha poi invitato Israele ad autorizzare maggiori aiuti a Gaza. Ha anche avuto colloqui con il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa a Ramallah.
2 luglio: la controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF), con sede a Ginevra e sostenuta da Stati Uniti e Israele, è stata sciolta in Svizzera. Rimarrà operativa negli Stati Uniti. Era stata creata nel febbraio 2025, inizialmente registrata a Ginevra, come sostituto dell’aiuto umanitario guidato dalle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza.
29 luglio: alla conferenza delle Nazioni Unite sul Medio Oriente, alla fine di luglio, diversi Paesi occidentali, tra cui Regno Unito e Canada, hanno dichiarato che avrebbero riconosciuto la Palestina come Stato indipendente. La Francia aveva già annunciato la sua intenzione di farlo. La Svizzera si è astenuta, sostenendo che non ci sono le condizioni necessarie.
12 agosto: “Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco che possa porre fine alla guerra”, hanno dichiarato in agosto 29 Paesi occidentali, tra cui la Svizzera. “Siamo grati agli Stati Uniti, al Qatar e all’Egitto per gli sforzi compiuti nel sollecitare la fine del conflitto e nel perseguire la pace. Ma abbiamo bisogno che gli ostaggi vengano rilasciati e che gli aiuti possano entrare a Gaza via terra senza ostacoli”, hanno dichiaratoCollegamento esterno i Paesi firmatari.
Settembre – ottobre: In diverse città svizzere, tra cui Ginevra e Zurigo, migliaia di persone manifestano per il riconoscimento dello Stato di Palestina e contro la violenza nella Striscia di Gaza. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ritiene che le condizioni previste dal diritto internazionale per il riconoscimento siano soddisfatteCollegamento esterno, ma il Consiglio federale esita. Un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno promossa dal Canton Ginevra è stata respinta dal Consiglio degli Stati, mentre è in preparazione un’iniziativa popolare.
5 ottobre: 19 attiviste e attivisti svizzeri della flottiglia “Waves of Freedom” sono arrestati in Israele dopo essere stati fermati al largo di Gaza. I primi attivisti rientrati in Svizzera riferiscono di maltrattamenti. Il DFAE chiede l’accesso alle persone detenute e intende inviare una nota di protesta a Israele, dopo che una visita di diplomatici svizzeri è stata interrotta.
7 ottobre: In occasione dell’anniversario degli attacchi della milizia palestinese Hamas contro Israele, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter lancia un appello alla pace:
“Due anni dopo gli attentati terroristici di Hamas contro Israele, i nostri pensieri vanno a chi soffre. È ora di porre fine alla violenza. Hamas deve liberare tutti gli ostaggi. La disperazione e il dolore immenso devono finire. La pace è l’unica via”, ha scritto su Twitter.
>>> L’articolo che segue tratta del rapporto e delle azioni della Svizzera nel conflitto mediorientale dal 1897, anno in cui si tenne a Basilea il primo Congresso sionista, fino al 7 ottobre 2023:
Contenuti aggiuntivi di May Elmahdi-Lichtsteiner
A cura di Virginie Mangin/livm/ts
Tradotto con il supporto dell’IA/MaMi
Questo articolo è stato aggiornato il 7 ottobre 2025

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