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Il ruolo del Locarno Film Festival nella diplomazia tra Svizzera e Cina

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Nell’edizione di quest’anno, Jackie Chan è stato premiato con il Pardo alla carriera. Durante il festival sono in programma alcuni dei suoi primi film, come Project A (1983). 2010 Fortune Star Media Limited  All Rights Reserved.

In 75 anni di relazioni bilaterali sino-svizzere, il cinema cinese ha costituito una presenza costante al Festival di Locarno. Da Terra Gialla di Chen Kaige a Kaili Blues di Bi Gan, opere e registi o registe impegnati a trasformare il cinema cinese contemporaneo hanno avuto i primi contatti con la critica internazionale proprio in questa manifestazione. L’edizione 2025 sembra intenzionata a proseguire con la tradizione.

La produzione cinematografica cinese torna sotto i riflettori al Locarno Film Festival. Nel corso dell’evento, che va dal 6 al 16 agosto, Jackie Chan verrà insignito del Lifetime Achievement Award, mentre Lucy Liu riceverà il Career Achievement Award. Il programma del Festival include alcune delle prime opere di diversi registi e registe cinesi, per continuare a mostrare gli sviluppi più recenti del cinema cinese al pubblico occidentale.

Quest’anno segna due importanti anniversari nelle relazioni bilaterali tra Svizzera e Cina: 75 anni dall’instaurazione dei primi rapporti diplomatici tra i due Paesi e 40 anni da quando l’opera prima di Chen Kaige, Terra gialla, il film a cui si riconosce di aver aperto le porte alla New Age cinese degli anni Ottanta, vinse il Pardo d’argento proprio a Locarno.

Ma i legami del festival con la Cina risalgono a molti anni prima. Già nel 1950, Locarno aveva proiettato Sorrows of the Forbidden City (regia di Zhu Shilin), uno sceneggiato in costume ambientato negli ultimi anni della dinastia Qing. La critica ne fu perplessa: il giornale svizzero La Liberté lo definì “un film curioso, più che bello”, partendo dal presupposto (errato) che fosse uno dei primi film cinesi mai realizzati.

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Il cinema come diplomazia: il regista Chen Kaige guida l’allora Segretaria di Stato americana Madeleine Albright attraverso gli studi cinematografici di Pechino nell’aprile 1998. Albright, appassionata di cinema, ha guardato 20 minuti del film di Chen, “Addio mia concubina”, durante la visita. AP Photo/Shizuo Kambayashi

L’unica porta verso l’Occidente

Tuttavia, più il festival proiettava opere cinesi, più la percezione del pubblico cambiava. I festival cinematografici di Cannes e Venezia non potevano fare altrettanto per mancanza di relazioni bilaterali tra i due Paesi. Insieme all’International Film Festival di Edimburgo, quindi, Locarno divenne una delle location più significative in cui la critica internazionale poteva visionare il cinema cinese contemporaneo.

Le opere cinesi proiettate negli anni hanno incluso il film di guerra The Letter With Feathers (1954, regia di Shi Hui) e The New Year’s Sacrifice (1956, regia di Sang Hu), adattamento di un racconto breve ad opera del celebre scrittore cinese Lu Xun. L’adattamento hongkonghese di un altro racconto di Lu Xun, The True Story of Ah Q (1958, diretto da Yuan Yang’an), è valso a Kwan Shan il premio Silver Sail come miglior attore all’edizione di quell’anno.

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Una scena di The True Story of Ah Q, 1958. Hong Kong Film Archive

Nel tempo, il festival ha iniziato a ricoprire un ruolo fondamentale nella diplomazia culturale: nel 1955, Locarno fu la sede di uno dei primi incontri tra dei registi cinesi e il comitato organizzatore del festival del cinema di Venezia. Luo Guangda e Chen Shoumei, della Cina Film Distribution Company, incontrarono il critico cinematografico italiano Francesco Callari per vagliare la possibilità di invitare la Cina come osservatore non ufficiale.

Dopo la nomina di David Streiff a direttore artistico, nel 1982, il Festival di Locarno subì una decisa modernizzazione. A differenza dei suoi colleghi in altri festival, Streiff non era interessato alle première. Al contrario cercava debutti da portare alla ribalta, oppure opere successive spesso ignorate nel circuito dei festival.

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Pur non avendo una conoscenza specifica del panorama cinese, Streiff scelse Terra gialla dopo averlo visto all’International Film Festival di Hong Kong e decise di includerlo tra i principali lungometraggi in gara a Locarno: “I miei occhi ne avevano riconosciuto la qualità”, ha spiegato in un’intervista del 2022.

Ottenere una copia della pellicola, però, fu tutt’altro che facile. La versione inviata da Pechino era sottotitolata in inglese anziché in francese, ed era in condizioni talmente misere da non poter essere proiettata in pubblico. Fortunatamente, all’ultimo minuto l’International Film Festival di Edimburgo riuscì a fornire una versione utilizzabile (con sottotitoli in inglese).

La Cina e Taiwan si incontrano sul grande schermo

L’11 agosto 1985, il pubblico di Locarno poté quindi assistere alla proiezione di Terra gialla. Più tardi, quello stesso giorno, si scrisse una pagina di storia del cinema con la proiezione di un’opera taiwanese, In vacanza dal nonno (1985, regia di Hou Hsiao-hsien).

Era la prima volta che un film cinese e uno taiwanese competevano tra loro in un festival internazionale di alto livello. Un altro film taiwanese, Taipei Story (1985, regia di Edward Yang) era in competizione nella sezione FIPRESCI per il premio internazionale della critica.

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Due settimane prima del festival, l’attaché culturale cinese venne a scoprire che l’evento avrebbe incluso due pellicole originarie di Taiwan, per cui scrisse a Streiff e al presidente del festival, Raimondo Rezzonico, chiedendo che i film venissero etichettati come opere della “Taiwan cinese” o della “Taipei cinese” anziché della “Repubblica cinese” che la Cina si rifiutava di riconoscere.

Rezzonico confermò che i film sarebbero stati presentati come originari della “Taiwan cinese” e invitò l’ambasciatore cinese al festival. Taipei Story vinse il premio FIPRESCI, dando luogo a un momento senza precedenti di celebrazione dei cinema cinese e taiwanese insieme.

L’effetto Marco Müller

Nel 1992, la direzione artistica del festival passò al sinologo Marco Müller, che ampliò la sezione dedicata al settore lanciando la Monte Cinema Verità Foundation, un mercato cinematografico pensato per offrire supporto a registi e registe emergenti, favorire la distribuzione nei cinema e promuovere coproduzioni tra case di produzione europee e registi o registe di Asia, Africa e America Latina.

Quello stesso anno, il Pardo d’oro andò alla regista hongkonghese Clara Law per Autumn Moon. Nel 1994, Müller portò in Piazza Grande Crime Story, (1993, regia di Kirk Wong, con la partecipazione di Jackie Chan).

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un uomo si protegge dalla pioggia con un ombrellino cinese

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In retrospettiva, ricorda che parte del pubblico del cinema d’essai di Locarno rimase scandalizzato dalle sue scelte di programmazione. Eppure, riuscì a presentare film di genere asiatici, grandi produzioni hollywoodiane e opere del cinema d’essai una dopo l’altra. “C’erano tutti!”, spiega.

Per l’ultima edizione del Festival da lui diretta, nel 2000, selezionò 18 film, inclusa una “sorpresa”. La première del misterioso film era prevista per il penultimo giorno dell’evento. Solo allora il comitato organizzatore rivelò che si trattava di Papà, il debutto alla regia dello scrittore cinese Wang Shuo.

La rivelazione dell’ultimo minuto fece sì che le autorità cinesi non potessero intervenire né richiedere il ritiro della pellicola dall’evento. Completato nel 1996, il film era stato accantonato dall’Amministrazione nazionale cinese del cinema perché Wang aveva iniziato a girarlo senza autorizzazione. Il film, che vinse il Pardo d’oro a Locarno, non fu mai proiettato ufficialmente in Cina, e vi fece la sua comparsa in DVD solo nel 2004.

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Wang Shuo ha appena ricevuto il Pardo d’Oro per il suo film “Father” dal direttore del festtival Marco Müller. Keystone / Alessandro Della Valle

Durante i nove anni di direzione di Müller, il festival di Locarno si è guadagnato la reputazione per quelli che Stephanie Bunbury, in un resoconto del 2000 per Senses of Cinema, ha descritto come “film oscuri, provocatori, stimolanti, esplorativi”, che nulla concedevano alla domanda di mercato. La première di Papà fu il suo “regalo d’addio”, spiega l’ex direttore.

La Cina è a casa sua a Locarno

Da allora, la proiezione di film cinesi di grande impatto non ha fatto che aumentare. Nel 2009, il Pardo d’oro è andato a She, a Chinese, di Xiaolu Guo. Nel 2015, Bi Gan ha vinto il premio per miglior regista emergente con il suo film di debutto Kaili Blues. Si è trattato del primo riconoscimento internazionale per Bi, oggi celebrato come uno degli autori chiave del cinema cinese contemporaneo per l’innovatività del suo linguaggio visivo.

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Due anni più tardi Wang Bing, uno dei più importanti documentaristi cinesi, ha vinto il Pardo d’oro per Mrs. Fang, cosa che ne ha favorito la diffusione alle stazioni televisive di vari Paesi europei. Wang è tornato a Locarno nel 2024, con la seconda parte di Qīngchūn (Gioventù), la sua straordinaria trilogia documentaristica sulla giovane generazione nella Cina del 2015.

Locarno è stato considerato un “festival di scoperte”, reputazione legata a coraggiose scelte curatoriali, tra divisioni politiche e aspettative di mercato. Il programma del festival per l’edizione 2025, diretta da Giona A. Nazzaro, rivela la nuova traiettoria scelta da alcuni giovani registi e registe cinesi che, dopo aver studiato oltreoceano, cercano di fare carriera in Europa o in Nord America.

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La regista cinese Ruan Lan-Xi. Jan Jurczak

La regista Ruan Lan-Xi, residente a Berlino, per esempio, porta il suo film di 66 minuti The Plant from the Canaries al Concorso Cineasti del Presente, una sezione dedicata alle prime o seconde opere di ciascun cineasta. Il regista mongolo-cinese Altay Ulan Yang, oggi residente a Los Angeles, arriva a Locarno con il cortometraggio di produzione statunitense Hyena. L’esplorazione del cinema cinese in Piazza Grande continua.

Articolo a cura di Catherine Hickley/gw

Traduzione di Camilla Pieretti

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