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Il lupo è arrivato in città e ha riacceso le preoccupazioni

lupo
KEYSTONE/Fabrice Coffrini

Due pecore uccise a Bellinzona portano i segni del predatore, di cui tuttavia si attende ancora la conferma del DNA. I guardiacaccia sono scesi in campo per la sicurezza della popolazione e intanto il tema torna di attualità, tra chi chiede di allentare le maglie degli abbattimenti e chi invita alla coabitazione.

Il lupo è sceso fino a Bellinzona. Negli scorsi giorni, un allevatore del capoluogo ticinese ha infatti subìto due predazioni: altrettante pecore sono state trovate morte a soli 15 minuti a piedi dal centro di Bellinzona e, malgrado la conferma del DNA del predatore non sia ancora arrivata, le ferite coincidono con quelle di un lupo.

Anche se scontri e ferimenti a danni delle persone non se ne riscontrano da più di un centinaio di anni, la prossimità del lupo ai centri abitati sta mettendo paura alla popolazione.

Guardiacaccia sull’attenti

Gli uffici cantonali ticinesi si sono mossi mettendo in campo i guardiacaccia che perlustrano la zona, pronti a intervenire in caso in cui il canide possa avere comportamenti ritenuti pericolosi.

“Lunedì mattina abbiamo contattato il Municipio spiegando la situazione per essere sicuri di essere allineati e li abbiamo informati sulle azioni che intendiamo intraprendere nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”, ha spiegato ai microfoni della RSICollegamento esterno Gabriele Cozzi, collaboratore scientifico dell’Ufficio caccia e pesca.

È stato potenziato il monitoraggio per cercare di capire quali sono i punti di accesso al centro abitato da tenere maggiormente d’occhio. “E i guardiacaccia sono sul terreno e stanno già facendo delle ronde: la sera, la notte e la mattina presto, che sono i momenti di maggiore attività”, ha spiegato Cozzi.

“Se dovessero vedere il lupo nelle vicinanze dell’abitato, potranno sparare proiettili di gomma a scopo dissuasivo”.

Il collaboratore dell’Ufficio cantonale caccia e pesca conferma tuttavia che la presenza de lupo a un’altitudine così bassa (meno di 600 metri sopra il livello del mare) e in questo periodo dell’anno è insolita.

“Si, è inusuale, ma ci si può aspettare anche comportamenti di questo tipo. Per noi è importante capire se il lupo si avvicina ai centri abitati per un motivo particolare. E in questo caso il motivo è che ci sono animali da reddito di facile accesso al lupo”. Proprio per questo motivo, la situazione non è da ritenersi allarmante.

Il servizio andato in onda al Quotidiano della RSI il 13 luglio:

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Il bilancio ticinese

Complessivamente, per il 2024, l’Ufficio caccia e pesca ha censitoCollegamento esterno in Ticino quattro branchi transfrontalieri (Val Colla, Onsernone, Carvina e Gridone), un branco che si sposta interamente sul suolo cantonale (Lepontino) e un branco Stagias che, pur essendo entrato occasionalmente in Ticino nella regione del Lucomagno, è considerato residente nel cantone dei Grigioni.

Ai circa 30 individui che formano i branchi e alle tre coppie stabili individuate dalle autorità, possono essere aggiunti verosimilmente una decina d’individui in cerca di un partner e un territorio dove stabilirsi.

Nel bilancio dell’Ufficio caccia e pesca viene inoltre fatto notare che nel corso del 2024 la riproduzione è stata accertata per tutti e cinque i branchi ticinesi e che una buona parte dei piccoli nati la scorsa estate avrà lasciato il proprio branco nel corso della primavera 2025.

Branchi in Italia e condivisi

Il canton Ticino non è però il solo a confrontarsi con il canide. Nei primi giorni di luglio, la Commissione territori montani della Regione Lombardia ha presentato un rapporto che rileva l’aumento della presenza di lupi e orsi nella regione italiana.

Il fenomeno è stato riscontrato “non solo nelle zone montane e rurali, ma anche in città e nella Pianura padana”, si legge in un comunicatoCollegamento esterno del 3 luglio. “Un fenomeno che comporta un rischio crescente per l’uomo e per le sue attività: anche se finora non si sono verificati incidenti gravi, il pericolo per la sicurezza delle persone non può essere escluso”, si legge.

Il monitoraggio, relativo al 2024, conferma una presenza in crescita dei lupi in Lombardia con 24 branchi e 4 coppie accertati e ulteriori 4 branchi e una coppia da accertare: 25 sono esclusivamente in territorio lombardo e 8 condivisi con le regioni italiane confinanti e con la Svizzera tutta. Altri 12 lupi sono stati trovati morti, la maggior parte a causa di incidenti stradali.

Allevatori e agricoltori hanno denunciato 123 danni provocati da grandi carnivori (di cui 110 da lupi e 13 da orsi), chiedendo alla Regione 77’780 euro di indennizzi. Le province di Brescia, Bergamo, Como e Sondrio sono state le più colpite.

Grigioni, l’UDC chiede allentamento norme per l’uccisione

Contemporaneamente alla presentazione del rapporto italiano, nel Canton Grigioni, l’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista), ha chiesto al Governo retico di allentare le norme per gli abbattimenti dei lupi.

Attualmente, infatti, gli abbattimenti non autorizzati sono passibili di procedimento penale con possibile denuncia e revoca della licenza di caccia. I democentristi, ispirandosi a quanto già fatto nel Canton Glarona, propongono invece una pena pecuniaria forfettaria.

La mossa dell’UDC grigionese non è una vera e propria novità, rappresenta piuttosto in ritorno alla carica. All’inizio del mese di maggio, il partito aveva infatti già proposto un allentamento delle regole ma l’Esecutivo cantonale aveva rigettato l’atto parlamentare richiamandosi al diritto federale.

Dopo che, a fine giugno, il vicino Canton Glarona ha introdotto un sistema di pena pecuniaria forfettaria in caso di abbattimenti non autorizzati – 500 franchi per i cuccioli, 2’500 franchi per i lupi adulti e 5’000 franchi se l’animale viene ucciso al di fuori degli orari o delle zone regolamentati – la sezione grigionese del partito è tornata a rivendicare la stessa possibilità.

“Se Glarona attua ciò che il Governo grigionese dichiara impossibile, allora non si tratta di un problema giuridico, ma di una questione di volontà”, ha detto il consigliere nazionale democentrista Roman Hug. L’UDC retico, in virtù della situazione in termini di lupi nel cantone, chiede “tariffe nettamente inferiori” per i Grigioni.

I numeri grigionesi

Complice la sua vasta superficie boschiva, i Grigioni sono un cantone in cui il tema del lupo è ancor più presente che altrove. Tuttavia, le autorità cantonali assicurano che la situazione è sotto controllo.

Per il secondo anno consecutivo, nel 2024, il numero di predazioni di bestie da reddito è calato, passando da 267 a 213. Inoltre, gli esemplari abbattuti sono stati 48 in tutto il territorio cantonale, stando al bilancioCollegamento esterno diffuso nel mese di marzo dall’Ufficio grigionese per la caccia e per la pesca.

Il numero di lupi è infatti stato regolato in modo proattivo nel periodo tra il 1° settembre 2024 e il 31 gennaio 2025. Quattro degli esemplari sono stati colpiti da cacciatori, gli altri dai guardiani della selvaggina.

La presenza del predatore, garantisce Coira, è assicurata: lo scorso anno il numero di branchi è rimasto invariato a 11,5 (tre branchi transfrontalieri sono contati come metà ciascuno), con una settantina di cuccioli in tutto.

Alcuni branchi sono però scomparsi, come quello del Beverin e quelli di Vorab e Fuorn, che sono stati eliminati. Alcuni altri sono stati decimati (come quello di Moesola in Alta Mesolcina), mentre altri ancora si sono formati: Calanda, Älpelti e Forcola.

Una coabitazione è possibile?

In Svizzera non regna però solo la paura nei confronti del lupo. L’associazione Pro NaturaCollegamento esterno ricorda che i grandi predatori appartengono alla fauna svizzera e non devono venire sterminati. Ciò a cui bisogna puntare, sostiene l’associazione, è “una coabitazione il più possibile pacifica tra essere umano e lupo, orso e lince affinché questi ultimi possano assumere il loro ruolo naturale all’interno dell’ecosistema e gli animali da reddito continuare a trascorrere estati sicure sui pascoli alpini”.

“È una sfida non indifferente – afferma ancora Pro Natura – per la quale non esistono soluzioni preconfezionate. Siamo tuttavia convinti che la coabitazione pacifica sia possibile, come ci dimostrano altri Paesi”.

Ci saranno sempre lupi che attaccheranno le greggi protette, riconosce l’associazione. “In casi del genere, il predatore che causa danni importanti deve poter essere abbattuto, come previsto dalla Convenzione di Berna e dalla Legge sulla caccia”.

Nelle regioni in cui è accertata la presenza del lupo e con una forte pressione predatoria sulle greggi, può inoltre essere necessario procedere a regolazioni dei branchi, a patto – esige però Pro Natura – che gli animali da reddito siano adeguatamente protetti. “La popolazione di lupi non può essere messa a repentaglio, nemmeno a livello locale, da eventuali abbattimenti di regolazione”.

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