Come le ferrovie svizzere si proteggono dai pericoli naturali

In un Paese montuoso come la Svizzera, frane, colate detritiche e cadute di massi rappresentano una minaccia costante per la rete ferroviaria. Grazie alla tecnologia e all’intervento umano, si cerca di prevenire gli incidenti.
Il 27 luglio, un grave incidente ferroviario nel Baden-Württemberg ha causato la morte di tre persone e il ferimento di decine di passeggeri, alcuni in modo grave. Secondo le autorità, a provocare il deragliamento sarebbero state le forti piogge e una frana.
In Svizzera, l’ultimo incidente ferroviario di rilievo dovuto a uno smottamento risale a undici anni fa: a Tiefencastel, nei Grigioni, un treno della Ferrovia Retica deragliò, causando diversi feriti e la morte di un passeggero.
Come si cerca di evitare simili tragedie? Lo abbiamo scoperto lungo la linea del Lötschberg.
Controlli regolari e prevenzione
La protezione delle linee ferroviarie dai pericoli naturali comincia in alta quota. In Vallese, dove montagne e pendii ripidi dominano il paesaggio, la cura del bosco di protezione rappresenta la prima barriera naturale contro le frane. Ma non è l’unica misura adottata.
“Subito dopo la costruzione della ferrovia, 110 anni fa, si è iniziato a realizzare opere di protezione lungo il Lötschberg”, spiega Ferdi Pfammatter, forestale da oltre vent’anni presso la compagnia ferroviaria BLS. Tra queste opere figurano le reti paramassi, ma anche sbarramenti e recinzioni: strutture leggere, monitorate da fili elettrici sotto tensione.
Questi fili di monitoraggio richiedono una manutenzione costante, poiché sono vulnerabili agli agenti atmosferici e ai detriti. “Ci assicuriamo che la vegetazione non li avvolga – ad esempio, quando rami o arbusti crescono troppo e rischiano di sfregare contro i cavi”, spiega Pfammatter. Per questo motivo, i fili vengono regolarmente liberati.

Dalla rete al centro operativo
Se una rete viene danneggiata da vibrazioni o deformazioni, il sistema lancia automaticamente un allarme. “Quando un filo di monitoraggio si rompe, la linea di contatto elettrica di un intero settore viene disattivata. Solo successivamente il centro di controllo può riattivarla”, spiega Pfammatter.
In questi casi, i macchinisti devono procedere a vista, a una velocità massima di 40 chilometri orari nel tratto interessato.
Le informazioni provenienti dal terreno arrivano in pochi secondi al centro operativo di Spiez, diretto da Martin Wyss. È lui a garantire il regolare funzionamento della rete e a coordinare le operazioni in caso di emergenza. “Il sistema allerta automaticamente il personale competente, che agisce secondo il proprio ruolo: inviamo tecnici sul posto, interrompiamo il traffico ferroviario, ci assicuriamo che le persone giuste siano dove devono essere e, soprattutto, cerchiamo di evitare ulteriori danni”, spiega Wyss.
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I punti critici sono noti
Ogni tratta sotto la responsabilità del centro – incluso il tunnel di base del Lötschberg – è costantemente monitorata. Tuttavia, nonostante l’impiego di tecnologie avanzate, un rischio residuo rimane. “La vera domanda è: quali misure adottare per ridurre al minimo la possibilità che simili incidenti si verifichino”, osserva Wyss.
Il fattore umano resta centrale. La conoscenza approfondita dei punti critici lungo la rete è essenziale. “Li conosciamo soprattutto grazie all’esperienza diretta”, afferma Wyss. “Effettuiamo sopralluoghi regolari, manutenzione quotidiana e, quando necessario, adottiamo misure mirate”.
È proprio questa sinergia tra competenza umana e tecnologia moderna a garantire che gli incidenti causati da eventi naturali siano rari.
Traduzione con il supporto dell’IA/mar

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