Non tutto sembra filare liscio per quanto riguarda le misure prese dalla Svizzera e ora una commissione del Parlamento ha deciso di avviare indagini.
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tvsvizzera.it/mar con Keystone-ATS
La Confederazione – ricordiamo – si è allineata sui provvedimenti presi dall’Unione Europea nei confronti della Russia e di personalità vicine a Vladimir Putin.
L’operato del Governo svizzero e dell’amministrazione federale hanno però sollevato qualche dubbio in seno alla Commissione della gestione del Consiglio nazionale, il cui compito è di vigilare sulle attività delle autorità federali.
L’organo del Parlamento ha deciso di avviare indagini sulla questione, stando a quanto rivelato domenica dal settimanale Sonntagsblick.
Stando al giornale svizzero-tedesco, la commissione vuole analizzare la base giuridica del regime di sanzioni e la presunta arbitrarietà nei confronti degli attori economici russi.
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Ad esempio, il domenicale parla di tre liste di persone da colpire. Sulla prima, in mano alla Segreteria di Stato dell’economia, non figurerebbero alcuni fedelissimi di Vladimir Putin. Ve ne sarebbe poi una seconda elaborata dal Dipartimento federale degli affari esteri e una terza, ormai vecchia, risalente all’annessione russa della Crimea nel 2014. E su queste liste sarebbero finite anche alcune aziende russe che non hanno legami con il Cremlino.
Inoltre, prosegue l’articolo, le lacune nell’applicazione e la confusione sulle competenze fra la Confederazione, i Cantoni e i vari uffici solleverebbero interrogativi. Oltre al Dipartimento federale degli affari esteri, sarebbero oggetto di chiarimenti anche quelli dell’economia e delle finanze.
L’informazione riportata dal Sonntagsblick è stata confermata dalla presidente della commissione, Prisca Birrer-Heimo, che non ha però fornito dettagli riguardo ai punti esatti sui quali si focalizzeranno le analisi. Secondo la deputata, è essenziale che il parlamento eserciti la sua funzione di supervisore su questo delicato dossier e il Governo ne è già a conoscenza.
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