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Suicidio assistito, attivismo radicale in assenza dello Stato

sala riunioni con grande tavolo nero e sedie intorno. sullo sfondo una porta aperta
L'associazione Luca Coscioni aiuta in Italia chi vuole mettere fine ai propri giorni in maniera legale. tvsvizzera

In Italia chi si trova in una situazione di di sofferenza fisica o psichica insostenibile e di sostegno vitale può decidere di mettere fine ai propri giorni sotto controllo medico, ma i vuoti normativi ancora presenti possono far tardare di mesi l'attuazione di una simile decisione.

Federico Carboni, quarantaquattrenne marchigiano, da 12 anni tetraplegico a causa di un incidente stradale è il primo caso di morte volontaria medicalmente assistita praticato sul territorio italiano. 

Un balzo in avanti nei diritti civili che non è frutto di una riforma dello Stato bensì una conquista dell’attivismo radicale. L’assoluzione di Marco Cappato nel processo che lo vedeva imputato per aver aiutato Fabiano Antoniani a morire in Svizzera, costituisce il precedente che ha reso illegittimo il reato di aiuto al suicidio. La sentenza della Corte costituzionale del 25 settembre 2019 ha noltre assunto che: “Il divieto di aiutare taluno a procurarsi la morte va coniugato con il diritto a una vita dignitosa e al rifiuto di trattamenti terapeutici a fronte di una malattia con esito certamente infausto”. 

Di conseguenza, oggi, il suicidio medicalmente assistito, in caso di sofferenza fisica o psichica insostenibile e di sostegno vitale, si può praticare anche sul territorio italiano. Tuttavia, resta ancora un vuoto normativo che impedisce alle amministrazioni regionali, cui fa capo il servizio sanitario, di recepire la nuova giurisprudenza introdotta dalla Consulta. 

A causa di questo vuoto, Federico Carboni ha impiegato venti mesi per soddisfare la sua volontà di praticare il suicidio assistito. Mesi interminabili di sofferenze e patimenti, come ha affermato lui stesso, in un video-testamento lasciato a futura memoria. Paradossalmente, sarebbe stato più rapido risolvere tutto in Svizzera, mentre per il semaforo verde in Italia c’è voluto tempo, denaro e il sostegno legale dell’associazione Luca Coscioni che si è adoperata anche per procurare lo strumento diffusore del farmaco letale, facendo le veci servizio sanitario. 

Il caso di Federico Carboni è un precedente che dovrebbe snellire le procedure in futuro, in attesa che il Parlamento soddisfi le richieste della Consulta di legiferare in materia. In questo momento, un testo di legge è in discussione in Parlamento, ha passato il primo voto alla Camera e aspetta di essere calendarizzato in Senato. 

La politica non ha mai introdotto alcuna riforma in materia di eutanasia dal tempo del codice Rocco risalente al periodo fascista. I progressi degli ultimi anni si devono esclusivamente all’attivismo radicale dell’associazione Luca Coscioni che persegue l’obiettivo di arrivare all’eutanasia legale. Lo scorso anno, l’associazione ha raccolto un milione e duecentomila firme per un referendum, poi impedito dalla Corte Costituzionale. 

Contrariamente alla politica, come dimostrato anche da diversi sondaggi, il Paese è pronto e ampiamente favorevole a un’apertura in materia di eutanasia. 

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