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Stupro, divergenze tra le due Camere sulla riforma

La consigliera federale Karin Keller-Sutter durante il dibattito al Nazionale.
La consigliera federale Karin Keller-Sutter durante il dibattito al Nazionale. ©keystone/peter Schneider

Il Consiglio Nazionale favorevole al criterio del consenso esplicito, promosso dal fronte progressista. Ma nella Camera alta in giugno è prevalso il principio secondo cui c’è reato solo in presenza di un rifiuto espresso da parte della vittima.

Durante il dibattito di entrata in materia, tutti i gruppi hanno sottolineato la necessità di riformare il reato di violenza sessuale: il dibattito verte tutto attorno alla definizione del consenso.

Contrariamente agli Stati, il Nazionale si è pronunciato a sostegno, con 99 voti a 88, dell’inserimento nel Codice penale della soluzione del principio “soltanto sì significa sì”.

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“Recentemente sono state pronunciate diverse assoluzioni, perché la vittima non aveva mostrato sufficiente resistenza. Questa realtà non è più accettabile”, ha sintetizzato Laurence Fehlmann Rielle (PS/GE) a nome della commissione.

In Svizzera, il 12% delle donne è stata vittima di stupro, ma solo l’8% di loro sporge denuncia. “Ciò mostra la mancanza di fiducia delle donne nel sistema giudiziario”, ha sostenuto Fehlmann Rielle. Il disegno di legge non permetterà di risolvere tutti i problemi, ma è già un primo passo, ha aggiunto.

Moderati contrari

Se sulla necessità di intervenire erano tutti d’accordo, i pareri invece divergevano sull’aspetto centrale del dossier, ossia sulla definizione di consenso: “no significa no”, a cui si oppone “soltanto sì significa sì”.

“L’opzione del consenso esplicito creerà più confusione, delusione e frustrazione, non riuscendo a risolvere tutti i problemi”, ha affermato Vincent Maitre (Centro/GE). Barbara Steinemann (UDC/ZH) ha invano messo in guardia contro un diritto sessuale a carattere simbolico, temendo che con la soluzione del “soltanto sì significa sì” si inneschi un’inversione dell’onere della prova.

Anche la consigliera federale Karin Keller-Sutter ha sostenuto la bontà della formula “no significa no”, precisando che un “no” esplicito o un gesto di rifiuto, che può essere anche un pianto, difficilmente lasciano un grande margine all’interpretazione di un giudice, mentre non è detto che un “sì” rispecchi veramente la volontà della donna.

La tesi del consenso esplicito

Per lo schieramento rosso-verde, sostenuto da alcuni deputati del PLR e del Centro, l’opzione del consenso esplicito è invece l’unica soluzione. “Il corpo delle donne non è un negozio self-service”, ha affermato Tamara Funiciello (PS/BE)

. Optare per la versione “no significa no” significa “presumere che il corpo della partner sia a libera disposizione”, ha deplorato Raphaël Mahaim (Verdi/VD). “Prima di avere un contatto sessuale, ci si deve assicurare del consenso del partner”, ha sottolineato.

Come detto, al voto l’ha spuntata l’opzione “soltanto sì significa sì” ma la vicenda è destinata ad avere ulteriori sviluppi.

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