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donna falcia l erba

Speciale votazioni federali

Care lettrici e cari lettori, 

Se il mio calcolo è esatto, dalla nascita della Svizzera moderna nel 1848 ad oggi l'elettorato elvetico è stato chiamato alle urne 310 volte per delle votazioni federali. Complessivamente si è espresso su 661 oggetti. E questo senza contare le elezioni e le votazioni cantonali e comunali. Vi sono forti probabilità che si tratti di un record mondiale.

Le sorprese si possono però contare al massimo sulle dita di due mani. Anche oggi tutto è andato come preannunciato nei sondaggi. Ma ci è mancato poco…

donna falcia l erba
Keystone / Arno Balzarini

Dopo due tentativi falliti nel 2004 e nel 2017, l’età di pensionamento delle donne passerà da 64 a 65 anni, come per gli uomini. Per una manciata di voti, l’elettorato svizzero ha infatti detto “sì” alla riforma.

Il pomeriggio è stato particolarmente lungo per coloro che sostenevano la riforma dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), che hanno dovuto attendere i risultati degli ultimi Cantoni più popolosi per poter gridare vittoria. Se dai sondaggi era emerso una proporzione di “sì” relativamente netta in favore dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, dalle urne è uscito finalmente un risultato molto risicato: favorevoli e contrari sono infatti separati da soli 30’000 voti.

La riforma prevedeva due misure: da un lato appunto l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, dall’altro l’aumento di 0,4 punti percentuali dell’IVA per finanziare l’AVS. Per entrare in vigore, era necessario un “sì” ad entrambi i provvedimenti. Se il primo è stato come detto accettato per un soffio (50,6%), il secondo ha convinto maggiormente l’elettorato, che l’ha approvato nella misura del 55,1%

La riforma era appoggiata dal Governo e dalla maggioranza del Parlamento, che la ritengono necessaria per garantire a medio termine il finanziamento dell’AVS. Secondo i calcoli dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, con l’arrivo in età pensionabile della generazione dei baby boomer, l’AVS sarà deficitaria a partire dal 2028, mentre con le misure accettate oggi il bilancio dovrebbe passare in rosso solo tre anni più tardi. La sinistra, all’origine del referendum, sosteneva da parte sua che prima di aumentare l’età pensionabile delle donne bisognerebbe raggiungere la parità salariale.

mucche in stalla
Keystone / Urs Flueeler

Tutelare la dignità degli animali vietando gli allevamenti intensivi? L’iniziativa popolare promossa da associazioni antispeciste e animaliste è stata bocciata.

Dopo aver rifiutato nel recente passato alcune iniziative che miravano a dare una svolta più ecologica all’agricoltura, l’elettorato svizzero ha confermato domenica di non volere introdurre paletti troppo stretti a questo settore economico.

Il progetto chiedeva di inserire nella Costituzione un articolo a tutela della dignità degli animali, vietando in particolare gli allevamenti intensivi entro 25 anni. Il 62,9% delle persone che si sono recate alle urne ha però respinto la proposta, seguendo così la posizione del Governo e della maggioranza del Parlamento.

L’elettorato ha verosimilmente ritenuto che la protezione degli animali sia già sufficientemente garantita in Svizzera. La legislazione elvetica in materia è particolarmente severa e si spinge più in là delle norme in vigore nei Paesi dell’Unione Europea, ad esempio stabilendo dei requisiti per lo spazio disponibile per ogni animale.

timbro
Keystone / Christian Beutler

Come per la riforma dell’AVS, anche il referendum sulla modifica della legge federale sull’imposta preventiva si è deciso sul filo di lana: a prevalere sono però stati i “no”.

Dopo aver bocciato in febbraio l’abolizione della tassa di bollo, l’elettorato svizzero ha ancora una volta respinto una proposta per un alleggerimento fiscale a favore di aziende e investitori. La soppressione dell’imposta preventiva sui rendimenti obbligazionari è infatti stata bocciata dal 52% dell’elettorato.

L’abolizione di questa tassa era stata voluta dal Governo e dalla maggioranza del Parlamento per rendere più attraente la piazza economica svizzera per gli investitori. La maggior parte degli altri Paesi non applica infatti imposte simili. Concretamente, chi possiede obbligazioni deve pagare anticipatamente un’imposta del 35% sui loro rendimenti. Il tributo, che ha lo scopo di evitare l’evasione fiscale, può poi essere recuperato integralmente o parzialmente.

A combattere la riforma è stata la sinistra, secondo cui abolire l’imposta preventiva sarebbe equivalso a “dare via libera ai reati fiscali delle persone ricche in Svizzera e all’estero”. La misura – sosteneva chi vi si opponeva – si sarebbe inoltre tradotta in minori entrate per lo Stato pari a circa 800 milioni di franchi all’anno, mentre il ministro delle finanze Ueli Maurer aveva avanzato la cifra di 200 milioni.

guardie svizzere
Keystone / Riccardo Antimiani

Domenica non si è votato solo a livello federale, ma anche in molti Cantoni. A Lucerna, l’elettorato ha espresso un secco “no” al finanziamento della nuova caserma per le Guardie svizzere.

Da secoli il cattolico Canton Lucerna è legato a doppio filo con la Guardia svizzera. Da qui provengono molti giovani che si mettono al servizio del Papa e spesso il comandante del più piccolo esercito del mondo è lucernese, come l’attuale, Christoph Graf. Le autorità volevano così contribuire con una donazione di 400’000 franchi alla costruzione della nuova caserma della Guardia svizzera al Vaticano.

La maggioranza della popolazione la pensa però altrimenti. Con uno schiacciante 71,5% di “no”, l’elettorato ha accolto oggi il referendum lanciato dall’Associazione svizzera dei liberi pensatori e dalla sinistra, secondo cui questo finanziamento a favore di uno Stato “ricco” come il Vaticano è inaccettabile, tanto più che negli ultimi anni il Cantone ha dovuto effettuare risparmi che hanno colpito tutta la popolazione.

Il futuro della nuova caserma della Guardia svizzera non risulta però compromesso dal risultato di questa votazione. Il progetto, del costo di 50 milioni di franchi, può già contare sul finanziamento di molti altri donatori, tra cui Confederazione e Vaticano, che parteciperanno con cinque milioni di franchi ciascuno.

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