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Campione d’Italia, l’inizio della fine

Due guardie di confine che sorvegliano la frontiera tra Campione d Italia e Bissone.
Nuove presenze tra Campione d'Italia e Bissone: le guardie di confine. Keystone / Francesca Agosta

Dopo il il fallimento del casinò e il dissesto finanziario del Comune, i campionesi cercano in questi giorni un capro espiatorio per l'ennesimo cortocircuito: l'ingresso dell'enclave, a gennaio, nel territorio doganale UE.

L’ingresso nell’area doganale UE doveva essere una “genialata” locale per continuare a non pagare l’IVA ordinaria italiana (22%) e, al tempo stesso, smettere di pagare pure quella svizzera (il 7,7% sulla maggior parte dei beni)… peccato che i conti siano stati fatti senza l’oste. Il risultato? “As Italy request…” (su richiesta italiana, certificano i documenti UE), Bruxelles ha sì ratificato il passaggio, ma la stessa Italia ha poi introdotto con la legge di Bilancio un’imposta locale sul consumo di Campione d’Italia (ilcci), pari all’IVA svizzera, per evitare di creare una sorta di zona franca, capace di fare concorrenza sleale, tra gli altri, anche ai commercianti ticinesi: la Svizzera non avrebbe tollerato una nuova Livigno.

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Pari e patta? Non proprio. La palla di neve ha creato una valanga. Oltre i nodi sulle questioni legate al passaggio alla nuova realtà doganale (le targhe svizzere piuttosto che italiane dei campionesi, il ritiro dei rifiuti da parte di aziende ticinesi etc. temi sui quali Svizzera e Italia si stanno adoperando per garantire i servizi fondamentali), sono in arrivo altre pillole indigeste. Tra queste le accise italiane su prodotti energetici (carburante per motori e combustibile per il riscaldamento), alcool ed energia.

Così ora, nonostante le agevolazioni introdotte dalla legge di Bilancio per i campionesi (tra le altre, l’Imposta sulle persone fisiche ridotta del 50%, crediti d’imposta e agevolazioni per oltre 8 milioni di euro l’anno – secondo Roma – a fronte di un gettito che arriverebbe dall’enclave di soli 5 milioni), i residenti non si danno pace. Tra accuse, smentite, contro-accuse c’è chi chiede di non essere ripreso mentre parla di un paese dove “comunque, la fortuna che si aveva non bastava mai a dare soddisfazione”.

 ha provato a ricostruire l’ultima vicenda intervistando gli amministratori (attuali ed ex) del paese in riva al Ceresio (l’attuale commissario prefettizio Giorgio Zanzi, gli ex sindaci Roberto Salmoiraghi e Marita Piccaluga) nonché i vertici dell’associazione commercianti, capitanata da Massimino D’Amico.

“L’unica cosa che possono fare i campionesi e chi ha permesso di attuare questa situazione è di cospargersi il capo di cenere e chiedere scusa a tutti…”, conclude amaro Diego Di Tomaso, architetto nell’enclave.

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